AUTOVOX – (1945/1997): storia, curiosità e la lenta agonia

Autovox

Autovox è stato un marchio italiano di elettronica di consumo. Nel lungo periodo compreso tra l’immediato dopoguerra e gli inizi degli anni ottanta, fu una delle aziende italiane leader nel settore sia a livello nazionale che estero, specializzata soprattutto nella produzione di autoradio.

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Interni stabilimento primi anni ’60

La Storia

Gli inizi

L’impresa fu fondata nel 1945 a Roma su iniziativa di Giordano Bruno Verdesi e dell’ingegner Carlo Daroda con la denominazione Autovox S.p.A. con sede legale in largo Ponchielli 6, della quale il primo assunse la carica di amministratore delegato e il secondo di presidente.

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Pubblicità anno 1970

Fin dalla sua costituzione, l’azienda, la cui produzione si svolse inizialmente in un capannone in via Mondovì 5, con lo sviluppo della motorizzazione di massa del secondo dopoguerra, si specializzò nella costruzione di autoradio. Fu in questo particolare settore dell’elettronica che Autovox ebbe i primi successi commerciali con i modelli della serie RA ed RRA, affermandosi in pochi anni sui mercati nazionale ed estero.

Il boom

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Primo TV a colori transistorizzato Mod. 2589 anno 1967
Trasmettitore a raggi infrarossi per TV Autovox anni ’70

Già all’inizio degli anni cinquanta la Autovox costituiva un player fondamentale nel settore dell’elettronica consumer, per progettazione e per numeri di produzione. Nel 1953 la sede e le attività industriali furono trasferiti dal capannone iniziale, non più sufficiente, in un grande stabilimento di 28.000 m² in via Salaria 981. Si trattava di un progetto completamente nuovo, ispirato alle grandi aziende d’oltreoceano; in un unico campus veniva riunito il settore ricerca e sviluppo, il reparto marketing, l’organizzazione distributiva, ed il reparto produzione ed assemblaggio, con l’impiego di 650 addetti. L’ingresso era sormontato da un grande arco in cemento armato.

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Autoradio Bikini

In quegli anni, Autovox avviò anche la produzione dei nuovi elettrodomestici da intrattenimento: i televisori, e delle antenne per ricezione, ottenendo buoni successi anche in quella categoria di prodotti.

Nel 1967 Autovox ha già sviluppato – ed inizia la produzione – del primo televisore a colori completamente transistorizzato il modello TVC 2589, destinato esclusivamente all’esportazione dal momento che in Italia la televisione a colori non era ancora necessaria, mancando – a causa di gravi ritardi politici – anche le trasmissioni in tale formato. Montava un CRT RCA da 25″ era diffuso nelle varie sedi della RAI

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Design avveniristico Linea 1

Negli anni del boom economico, l’Autovox era divenuta una delle maggiori industrie nazionali dell’elettronica (oltre 1.600 addetti nel 1968). Senza mai progettare componenti di altissima fedeltà, all’alba degli anni settanta si impegnò – al pari delle altre imprese del settore – nella ricerca di oggetti di design; risultati furono oggetti quali la autoradio modello Bikini o il televisore Linea 1, disegnato da Rodolfo Bonetto, e Stile 1;

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Televisore Stile 1

il settore autoradio fu quello sul quale però la Autovox volle concentrarsi per gli anni a venire, pur senza abbandonare gli altri. Ecco come, nei decenni successivi, altri modelli come il Piper, il Melody, il Kanguro vennero lanciati. Fu proprio in quel periodo che l’azienda romana divenne leader di mercato nazionale dell’autoradio con una quota del 40%, un dominio che durò per molti anni.

Il TR6

L’inizio della crisi

Nel 1971 il capitale di maggioranza dell’Autovox fu ceduto dal proprietario Bruno Verdesi alla multinazionale statunitense Motorola, della quale divenne sussidiaria europea. L’azienda romana contava in quell’anno circa 2.700 lavoratori e nei progetti degli americani – desiderosi di penetrare l’allora mercato comune europeo delle audiocassette e dei riproduttori anche con il loro marchio – dovrà produrre componenti anche per loro.

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Autovox RA 102 montato su Lancia Appia e Flaminia ma acnche su Fiat 1200 – Giulietta e Maserati

La scelta di Verdesi si dimostrò motivata; infatti, la crisi dell’elettronica nazionale era già evidente; complice l’invasione di prodotti d’importazione a prezzo competitivi, sia Autovox che altri colossi dell’elettronica italiana erano già falliti o in difficoltà.

Autoradio a stato solido Bermuda RA 163 B prodotto dal 1965 al 1975

Già nel 1977 Autovox dovette ricevere un prestito di 8,5 miliardi di lire dall’Istituto Mobiliare Italiano, prestando a garanzia tutti i propri macchinari ed ipotecando la sede, mentre nel 1980 Motorola aveva ceduto la proprietà di Autovox alle svizzere Genfinco A.G. e Unifinco A.G. di Giovanni Mario Ricci.

Televisore Jolly 266

La “nuova” Autovox

Nel frattempo la produzione e la progettazione proseguono, e nel 1982, Autovox lancia il suo ultimo oggetto di design dotato di innovazioni di ricerca: la autoradio Shuttle 1000, prima autoradio al mondo a “sintesi di frequenza diretta” con cui era possibile sintonizzarsi su di una frequenza FM oppure AM semplicemente premendo un tastierino numerico.

Nel 1983 l’azienda, in netto declino, subì un nuovo cambio di proprietà, passando nelle mani degli imprenditori Franco Cardinali, titolare di una ditta subfornitrice della stessa Autovox, e Francesco Sciannameo.

Autoradio Shuttle 1000

Sotto la nuova proprietà la situazione aziendale peggiorò drasticamente, con un crollo della quota di mercato, passata dal 40% avuto fino al 1982 al 10% nel 1985, così come il numero di lavoratori in organico ridotto a 750. La nuova società rallentò le proprie attività di ricerca, concentrandosi sulla produzione di autoradio di media fascia e televisori.Tv color Autovox 1681 4X32 con il mobile di materiale soffice antiurto

Tv color Autovox 1681 4X32 con il mobile di materiale soffice antiurto

Per la casa madre inizia una lenta agonia, con ripetuti tentativi di vendita; si propose – fra gli altri – la Sèleco di Gian Mario Rossignolo, per rilevare parte degli impianti – e il marchio Autovox – per produrre autoradio. In parallelo si offrì anche il gruppo Cragnotti & Partners Capital Investment NV capeggiato dall’imprenditore romano Sergio Cragnotti;

Gli accordi, da concludersi entro il 1992, non raggiunsero in realtà mai uno stadio avanzato. E lo stesso avvenne per altre ipotesi di salvataggio o sviluppo…..

Alla fine del 1997 l’azienda cessò di esistere anche legalmente, e licenziò i 234 lavoratori rimasti in organico;

Rodolfo Bonetto per Autovox con Linea 1
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