L’APOLLO 13 VA IN AVARIA – (14/04/1970)

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Apollo 13 è stata una missione spaziale statunitense, parte del programma Apollo. Sarebbe dovuta essere la terza missione a sbarcare sulla Luna dopo quelle di Apollo 11 e Apollo 12, ma è diventata celebre per il guasto che impedì l’allunaggio e rese difficoltoso il rientro sulla Terra.

Incredibile  “Houston we’ve got a  problem” al minuto 1,10‘ – Clicca Sopra

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“Houston, we’ve had a problem”

Dopo 55 ore dal lancio della missione venne trasmesso il sottovalutato messaggio radiofonico dell’equipaggio al Mission Control, che concretamente fu “OK, Houston, abbiamo avuto un problema”. A 321.860 chilometri dalla Terra, il rimescolamento di uno dei quattro serbatoi dell’ossigeno del Modulo di Comando e Servizio (CSM), che doveva per l’appunto essere azionato in tale occasione, esplose.

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L’unica soluzione per l’equipaggio fu quella di annullare l’allunaggio, girare attorno alla Luna e prendere la spinta necessaria per tornare sulla Terra. Poiché il Modulo di Servizio era rimasto seriamente danneggiato dall’esplosione, i tre astronauti furono costretti a trasferirsi nel Modulo Lunare “Aquarius”, utilizzandolo come navicella per il ritorno anziché come mezzo per atterrare sulla Luna. Il ritorno, durato quattro giorni, fu freddo, scomodo e teso. Ma la missione Apollo 13 è servita per dimostrare la capacità del programma di affrontare situazioni di crisi imprevedibili, portando in salvo tutto l’equipaggio.

apollo 13

Apollo 13 – Il Problema 

Mentre la navicella era in rotta verso la Luna, il serbatoio dell’ossigeno numero 2 del Modulo di Servizio esplose dopo la richiesta del Controllo Missione, fatta all’equipaggio, di miscelare l’ossigeno per impedirne la stratificazione. All’apertura dell’alimentazione, i cavi che collegavano il motore al miscelatore interferirono creando una scintilla. Il fuoco causò un aumento di pressione sopra il massimo consentito di 7 MPa nel serbatoio, che esplose danneggiando diverse parti del Modulo di Servizio, incluso il serbatoio dell’ossigeno numero 1. All’epoca del fatto, però, la causa non fu subito chiara, e ci fu chi ipotizzò l’impatto con un meteorite.

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Una veduta del Modulo di Servizio danneggiato

A causa della perdita di entrambi i serbatoi dell’ossigeno del Modulo di Servizio, e considerata la quantità di ossigeno richiesta dalle apparecchiature della navicella Apollo, sarebbe stato impossibile atterrare sulla Luna; fu scelto di eseguire un passaggio attorno alla Luna e di riprendere la rotta verso la Terra, utilizzando quindi una traiettoria di ritorno libero (Free Return Trajectory o FRT). Considerando la grande pressione a cui erano sottoposti sia i tre astronauti a bordo, sia i tecnici a Terra, fu necessaria una considerevole ingegnosità per portare in salvo l’equipaggio, con tutto il mondo che seguiva l’avvicendarsi dei drammatici eventi in televisione. Il rifugio che salvò la vita all’equipaggio fu il Modulo Lunare (attaccato al Modulo di Comando, e utilizzato come “scialuppa di salvataggio”).

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Uno dei problemi principali del salvataggio fu che il LEM era predisposto per ospitare due persone per due giorni, ora invece doveva ospitare tre persone per quattro giorni di viaggio. I filtri del LEM dell’anidride carbonica non erano sufficienti per tre persone, mentre i filtri di ricambio del MS (modulo di servizio) non erano adattabili al LEM; un adattatore fu costruito dagli astronauti con i materiali presenti sulla navicella. Fu scelto di utilizzare il LEM come modulo di salvataggio perché il Modulo di Comando (che sarebbe stato preferibile) aveva subito gravi danni al sistema di alimentazione e quindi sarebbe stato impossibile renderlo operativo. Le batterie di emergenza avevano una durata di dieci ore, e quindi il Modulo di Comando sarebbe stato utile solo nella fase di rientro in atmosfera.

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Per compiere un ritorno sicuro sulla Terra, la traiettoria della navicella venne cambiata notevolmente. Questo non sarebbe stato difficile utilizzando la propulsione dei motori del Modulo di Servizio. Tuttavia, i controllori da Terra, non sapendo l’esatta entità del danno, preferirono evitare l’uso del motore principale del MS. Quindi, per correggere la traiettoria del rientro venne utilizzato il motore di discesa del Modulo Lunare.

Il rientro in atmosfera richiese un inusuale punto di sgancio e di uscita fuori bordo dal modulo lunare, dato che era stato mantenuto per tutto il volo.

apollo 13

Ci fu un certo timore per le temperature ridotte durante il ritorno, che avrebbero potuto produrre condensa e conseguentemente danneggiare l’elettronica del modulo di comando, ma l’apparecchiatura funzionò perfettamente anche in quelle circostanze impreviste.

L’equipaggio ritornò incolume a terra, anche se Haise ebbe un’infiammazione all’apparato urinario, causata dalla mancanza di acqua potabile e dalla difficoltà di espellere urina in quelle condizioni. Successivamente è stato notato che nonostante l’equipaggio sia stato molto sfortunato in complesso, è anche stato fortunato nell’avere avuto il problema all’inizio della missione, cioè con il massimo di rifornimenti, attrezzature a alimentazione da usare nell’emergenza. Dopo questa missione, ci fu una lunga indagine sulle cause dell’incidente, e la navicella Apollo venne modificata per evitare lo stesso problema in seguito.

Astronauti apollo 13 al rientro salvataggio

Atterraggio

Solo poco prima della fine della missione, gli astronauti fecero ritorno nella capsula dell’Apollo, che fu separata dal modulo di servizio, gravemente danneggiato. Il modulo lunare, pertanto, si spense poco a poco durante il suo autonomo rientro a Terra nell’atmosfera. Con il modulo si spense pure la stazione ALSEP, con i suoi accumulatori di energia elettrica alimentati da radioisotopi, che era rimasta a bordo del LEM. Ciò nonostante non fu possibile misurare la fuoriuscita di onde radioattive, dato che tale fatto fu programmato precedentemente ed il design del contenitore della stazione venne pertanto concepito in una maniera tale da resistere senza subire danni al rientro nell’atmosfera terrestre.

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Come ulteriore misura di sicurezza il punto di rientro nell’atmosfera venne scelto in una maniera tale che sarebbe stato raggiunto un posto dell’Oceano Pacifico in cui l’acqua aveva una grande profondità.

Il 17 aprile 1970 dopo una lunga ansia a causa della prolungata interruzione del contatto via radio durante la fase di rientro (di norma tale fase non superava i 3 minuti – per l’Apollo 13 durò oltre 6 minuti), alle ore 13:07, l’Apollo 13 ammarò sano e salvo nelle acque dell’Oceano Pacifico. L’equipaggio venne recuperato e portato a bordo della portaerei USS Iwo Jima. A1023

apollo 13 ammaraggio

Testo tratto e modificato: http://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_13

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