La tragedia di JOCHEN RINDT su Lotus – (05/09/1970)

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Jochen Karl Rindt (Magonza, 18 aprile 1942 – Monza, 5 settembre 1970) è stato un pilota automobilistico austriaco, pilota di Formula 1, vincitore di 6 Gran Premi. Campione del Mondo nel 1970, titolo assegnatogli postumo dopo l’incidente fatale sul circuito di Monza.

La tragedia di JOCHEN RINDT

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La scomparsa di Clark fu un colpo durissimo per Chapman, che sembrava costruire le monoposto direttamente intorno al suo campione. Dopo il mondiale del 1968, vinto con Graham Hill, Chapman ebbe tra le mani un altro talentuoso pilota: Jochen Rindt. Nel 1970, infatti, l’austriaco ottenne cinque successi che, a quattro gare dal termine, lo proiettarono saldamente in cima al mondiale: Rindt non riuscì a godere del successo tanto cercato, perché morì durante le prove del sabato a Monza in occasione del locale Gran Premio.

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Il momento del tragico impatto

Rindt uscì di pista all’ingresso della curva Parabolica per il cedimento di un semiasse anteriore che collegava il disco del freno alla ruota. La Lotus 72 aveva, infatti, i dischi freno davanti “inboard”, vale a dire al centro per alleggerire le masse non sospese (le ruote). La Lotus, squilibrata nella frenata, deviò all’improvviso verso il guard-rail. L’impatto non avrebbe avuto gravi conseguenze se proprio in quel punto non vi fosse stata una buca sotto il guard-rail (forse scavata da un animale, forse da qualche spettatore per entrare in pista) dentro al quale si ficcò la ruota che restò incastrata. La vettura, letteralmente scardinata nella parte anteriore, fece perno e rientrò lungo la via di fuga (sulla sabbia) ruotando su sè stessa. L’improvvisa e fortissima decelerazione fu la causa della frattura delle vertebre cervicali e della conseguente morte del pilota.

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Le cause dell’impatto sono tuttora ignote. Molto probabilmente le vettura di Rindt accusò un problema all’impianto frenante; l’ipotesi più accreditata riguarda la rottura dell’alberino di supporto del disco freno entrobordo che si tranciò di netto a causa del cedimento strutturale del materiale, troppo sollecitato dall’assenza degli alettoni che rendevano molto instabile la Lotus 72. Questa scelta tecnica fu attuata per contenere la differenza di prestazioni con le Ferrari su un circuito veloce come quello di Monza. La brusca decelerazione prima della Parabolica portò la vettura verso il guard-rail.

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La ruota incredibilmente incastrata nel buco

L’angolo di impatto non era dei peggiori, ma la ruota sinistra si infilò sotto il parapetto, dove probabilmente, come sopradetto, dei tifosi avevano scavato una buca per entrare clandestinamente nell’autodromo, e questo causò l’inizio di una rapidissima rotazione. Il medico che per primo intervenne sul luogo dell’incidente verificò che, nonostante le ferite evidenti al torace e agli arti inferiori, non c’era fuoriuscita di sangue in quanto era avvenuto un arresto cardiaco al momento dell’impatto con il rail. Le pupille risultavano molto dilatate. Clinicamente era ancora vivo ma dopo il primo massaggio cardiaco il polso era ancora debolissimo. La morte certamente fu causata principalmente dal piantone dello sterzo che sfondò lo sterno del pilota austriaco: le cinture di sicurezza si strapparono parzialmente dai sei punti di ancoraggio alla scocca e non ressero alla decelerazione dell’impatto, proiettando il pilota in avanti verso il volante.

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La decelerazione fortissima e la totale perdita dell’avantreno dovuta all’impatto, fecero sì che anche gli arti inferiori subissero danni pesanti seppur non fatali. Il piede sinistro, il più danneggiato dall’angolo d’impatto, era separato quasi di netto dalla caviglia. Ai soccorritori che per primi giunsero sul luogo apparve una scena raccapricciante: Rindt era disteso nell’abitacolo con gli arti inferiori completamente esposti.

Spirò pochi minuti dopo nell’ambulanza che lo stava trasportando alla clinica Niguarda di Milano. Fu aperta un’inchiesta dalla magistratura italiana che mise sotto accusa la Lotus e Colin Chapman per la scarsa solidità delle sue vetture. Jochen è sepolto nel cimitero di Graz.

Nota curiosa, Jochen mal sopportava l’utilizzo del casco integrale che riduceva a suo giudizio il campo visivo quando era alla guida. Rindt soffriva anche di mal d’auto.  

La vittoria di Emerson Fittipaldi al Gran Premio degli Stati Uniti impedì a Jacky Ickx di superare l’austriaco in classifica generale, in tal modo Rindt fu il primo (ed unico ad oggi) campione del mondo postumo. 

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Jochen Rindt unico campione postumo

I resti della vettura,telaio, furono messi sotto sequestro subito dopo l’incidente dalla Procura di Milano e rimasero per lungo tempo in un area apposita della Polizia Stradale. Successivamente Colin Chapman chiese e ottenne la restituzione del motore, mentre altre parti andarono perdute. I resti rimasero abbandonati alle intemperie dietro ad un recinto fino a  quando Guido Romani nel 1985 la acquistò ad un asta per poche lire.  Nel 1993 un amico del Romani, Pier Luigi Mapelli, ne divenne il nuovo proprietario scambiandola con un paio di monoposto Lola. Mapelli prese la decisione di restaurarla e la spedì in Inghilterra in cura al restauratore Simon Heidfield ed è riferita a quel periodo la foto sotto postata. Ancora oggi sembra che il discutibile restauro sia in stallo.

jochen_rindt_incidente_resti_lotus Articolo in collaborazione con: http://autoemotodepoca.altervista.org

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Una risposta a “La tragedia di JOCHEN RINDT su Lotus – (05/09/1970)”

  1. La foto denominata “jochen-rindt-crash-1970amsmdb3935821.jpg” si riferisce all’incidente di Rindt e G.Hill al G.P. di Spagna 1969, che spinse la CSI (FIA) ad abolire gli alettoni altti e ad incidenza variabile.

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