LEGA BASKET SERIE A – (Anni 70-80-90)

LEGA BASKET

Varese Contro Bologna nelle finali 77-78 – Clicca Sopra

VIDEO 2 – Milano contro Varese….la storia infinita – Clicca

VIDEO 3 – Finale Coppa Campioni 81 Synudine Vs Maccabi – Clicca

VIDEO 4 –  Finale scudetto 1987  Tracer Milano- Mobilgirgi Caserta – Clicca

VIDEO 5 – Varese e lo scudetto 1999 quello della stella – Clicca

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La Serie A è il massimo campionato professionistico italiano di pallacanestro. Viene organizzato, su delega della Federazione Italiana Pallacanestro, dalla Lega Basket.

In passato esistevano la Serie A1 e la Serie A2, ma dalla stagione 2001/2002 le squadre della Serie A2 hanno aderito alla Legadue, che organizza appunto il Campionato di Legadue. Le squadre della Legadue vengono promosse in Serie A.

Attualmente il nome “Serie A” deve essere accompagnato dal nome dello sponsor principale che per la stagione 2010/2011 è Agos Ducato.

Tutti gli eventi legati alla Serie A, cioè Campionato, Final Eight di Coppa Italia e Supercoppa, sono trasmessi in TV da SKY e Alice Home TV.

Albo d’oro della LEGA BASKET Serie A dal dopo guerra                        

1945-1946 1° ClassificataVirtus Bologna 2° classificataReyer Venezia  Punt.    
1946-1947 Virtus Bologna Ginnastica Triestina      
1947-1948 Virtus Bologna Ginnastica Roma      
1948-1949 Virtus Bologna Pallacanestro Varese      
1949-1950 Borletti Milano Virtus Bologna      
1950-1951 Borletti Milano Ginnastica Roma      
1951-1952 Borletti Milano Virtus Bologna      
1952-1953 Borletti Milano Virtus Bologna      
1953-1954 Borletti Milano Gira Bologna      
1954-1955 Minganti Bologna Ginnastica Triestina      
1955-1956 Minganti Bologna Borletti Milano     Il campionato viene chiamato Elette
1956-1957 Simmenthal Milano Minganti Bologna      
1957-1958 Simmenthal Milano Minganti Bologna      
1958-1959 Simmenthal Milano Oransoda Bologna      
1959-1960 Simmenthal Milano Oransoda Bologna      
1960-1961 Ignis Varese Idrolitina Bologna      
1961-1962 Simmenthal Milano Ignis Varese      
1962-1963 Simmenthal Milano Ignis Varese      
1963-1964 Ignis Varese Simmenthal Milano      
1964-1965 Simmenthal Milano Ignis Varese      
1965-1966 Simmenthal Milano Ignis Varese     Il campionato torna a chiamarsi Serie A
1966-1967 Simmenthal Milano Ignis Varese      
1967-1968 Oransoda Cantù Ignis Sud Partenope      
1968-1969 Ignis Varese Simmenthal Milano      
1969-1970 Ignis Varese Simmenthal Milano      
1970-1971 Ignis Varese Simmenthal Milano      
1971-1972 Simmenthal Milano Ignis Varese      
1972-1973 Ignis Varese Simmenthal Milano      
1973-1974 Ignis Varese Innocenti Milano      
Il titolo viene assegnato tramite la Poule Scudetto
1974-1975 Forst Cantù Ignis Varese     La Serie A si divide in A1 e A2
1975-1976 Sinudyne Bologna Mobilgirgi Varese      
1976-1977 Mobilgirgi Varese Sinudyne Bologna 2 – 0    
1977-1978 Mobilgirgi Varese Sinudyne Bologna 2 – 1    
Il titolo viene assegnato tramite i Play Off
1978-1979 Sinudyne Bologna Billy Milano 2 – 0    
1979-1980 Sinudyne Bologna Gabetti Cantù 2 – 0    
1980-1981 Squibb Cantù Sinudyne Bologna 2 – 1    
1981-1982 Billy Milano Scavolini Pesaro 2 – 0    
1982-1983 Bancoroma Roma Billy Milano 2 – 1    
1983-1984 Granarolo Bologna Simac Milano 2 – 1    
1984-1985 Simac Milano Scavolini Pesaro 2 – 0    
1985-1986 Simac Milano Mobilgirgi Caserta 2 – 1    
1986-1987 Tracer Milano Mobilgirgi Caserta 3 – 0    
1987-1988 Scavolini Pesaro Tracer Milano 3 – 1    
1988-1989 Philips Milano Enichem Livorno 3 – 2    
1989-1990 Scavolini Pesaro A. Ranger Varese 3 – 1    
1990-1991 Phonola Caserta Philips Milano 3 – 2    
1991-1992 Benetton Treviso Scavolini Pesaro 3 – 1    
1992-1993 Knorr Bologna Benetton Treviso 3 – 0    
1993-1994 Buckler Beer Bologna Scavolini Pesaro 3 – 2    
1994-1995 Buckler Beer Bologna Benetton Treviso 3 – 0    
1995-1996 Stefanel Milano Teamsystem Bologna 3 – 1    
1996-1997 Benetton Treviso Teamsystem Bologna 3 – 2    
1997-1998 Kinder Bologna Teamsystem Bologna 3 – 2    
1998-1999 Roosters Varese Benetton Treviso 3 – 0    
1999-2000 PAF Bologna Benetton Treviso 3 – 1    
2000-2001 Kinder Bologna PAF Bologna 3 – 0    
2001-2002 Benetton Treviso Skipper Bologna 3 – 0   La Serie A1 torna a chiamarsi A
2002-2003 Benetton Treviso Skipper Bologna 3 – 1    
2003-2004 Montepaschi Siena Skipper Bologna 3 – 0 David Andersen  
2004-2005 Climamio Bologna Armani Jeans Milano 3 – 1    
2005-2006 Benetton Treviso Climamio Bologna 3 – 1    
2006-2007 Montepaschi Siena VidiVici Bologna 3 – 0 Rimantas Kaukėnas  
2007-2008 Montepaschi Siena Lottomatica Roma 4 – 1 Terrell McIntyre  
2008-2009 Montepaschi Siena Armani Jeans Milano 4 – 0 Terrell McIntyre  
2009-2010 Montepaschi Siena Armani Jeans Milano 4 – 0 Terrell McIntyre  
2010-2011          

Titoli per squadra

 Titoli   Squadra
25 Olimpia Milano
15 Virtus Pallacanestro Bologna
10 Pallacanestro Varese
6 ASSI Milano
5 Ginnastica Triestina, Pallacanestro Treviso, Mens Sana Basket Siena
4 Ginnastica Roma
3 Pallacanestro Cantù
2 Reyer Venezia, Victoria Libertas Pesaro, Fortitudo Bologna
1 Costanza Milano, Internazionale Milano, Virtus Roma, Juvecaserta   Titoli per città
Città Vittorie Squadre
Milano 33 Olimpia Milano (25), ASSI Milano (6), Internazionale Milano (1),
SEF Costanza Milano (1)
Bologna 17 Virtus Pallacanestro Bologna (15), Fortitudo Pallacanestro Bologna (2)
Varese 10 Pallacanestro Varese (10)
Trieste 5 Società Ginnastica Triestina (5)
Roma 5 Società Ginnastica Roma (4), Pallacanestro Virtus Roma (1)
Treviso 5 Benetton Pallacanestro Treviso (5)
Siena 5 Mens Sana Basket Siena (5)
Cantù 3 Pallacanestro Cantù (3)
Venezia 2 Reyer Venezia (2)
Pesaro 2 Victoria Libertas Pesaro (2)
Caserta 1 Juvecaserta Basket (1)

Olimpia Milano (Riferimento anni 70-80-90)

L’Olimpia Milano è una società di pallacanestro italiana con sede nel capoluogo lombardo.

È la squadra più titolata d’Italia ed una delle più prestigiose in Europa. Ha vinto 38 trofei a livello professionistico, fra i quali 25 scudetti e 3 Coppe dei Campioni, oltre a numerosissimi titoli a livello giovanile.

Insieme alle squadre di Cantù e di Varese, forma quello che, negli anni sessanta, settanta e ottanta, era definito “il Triangolo d’Oro” del basket: tre società che, in quegli anni, vinsero in totale 10 Coppe Campioni, 9 Coppe delle Coppe, 6 Coppe Korac e 24 scudetti.

Il marchio Simmenthal

Nel 1956 subentra  come sponsor (al marchio Borletti) il marchio Simmenthal. Fino ad allora l’Olimpia aveva conquistato 9 scudetti.

Con il marchio Simmenthal arrivano anche i primi giocatori stranieri, il greco Stephanidis è il primo in assoluto. Il 1 aprile 1966, l’Olimpia conquista la prima Coppa dei Campioni nella storia della Pallacanestro Italiana.

Gli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 furono caratterizzati dalla grande rivalità tra le scarpette rosse milanesi e la valanga gialla dei varesini sponsorizzati Ignis, rivalità che culminò con cinque spareggi per lo scudetto, disputati a Bologna e Roma, che sorrisero tre volte a Milano e due a Varese.

Il marchio Simmenthal, dopo 17 anni e 10 scudetti, è costretto a lasciare il basket perché la gente identifica il nome più con la squadra milanese che con la carne in scatola.

Nel 1973 arriva il marchio Innocenti. Nel 1976 quello Cinzano. La squadra vince la Coppa delle Coppe, ma retrocede in A2. L’anno successivo arriva lo sponsor Billy e il ritorno in A1. Per tutti gli anni ’70 la squadra si avvale di Toni Cappellari come direttore sportivo.

L’epoca Gabetti

La famiglia Gabetti, subentrata nella proprietà a Bogoncelli nell’estate del 1980, stupisce tutti e acquista nella stagione successiva il nemico numero uno Dino Meneghin; inizia così un periodo aureo ancora senza uguali nel basket moderno. Sono gli anni dello “sputare sangue petersoniano” e, con D’Antoni, Meneghin, Ferracini, Gianelli, Boselli e Premier non può non arrivare subito, nel 1981/82, il ventesimo scudetto, quello della doppia stella. Dall’82 all’89 l’Olimpia disputa otto finali scudetto consecutive, vincendone cinque. Gli sponsor vincenti si chiamano Billy (con cui apre il ciclo), Simac, Tracer, Philips e le star americane sono ormai all’ordine del giorno: D’Antoni, Carr, Carroll, McAdoo. Nel 1987, l’anno del grande slam (Scudetto, Coppa dei Campioni, Coppa Italia e Coppa Intercontinentale), la Tracer, diventata nel frattempo la squadra dei grandi vecchi, riporta dopo 21 anni la Coppa dei Campioni a Milano, vincendo a Losanna. La Tracer bissa il successo europeo l’anno dopo a Gand. Lo scudetto numero 24 arriva con la Philips, con i giovani Pittis e Pessina tra i campioni e le famose cinque partite con Livorno.

Nel 1990 Mike D’Antoni lascia il parquet e diventa capo allenatore: al suo primo anno porta la squadra alla finale scudetto, dove la Philips tutta corsa e grinta da lui voluta perde in gara 5 contro Caserta. Negli anni successivi verranno altri buoni piazzamenti e, nel 1993, anche una coppa Korac, sempre con il marchio Philips.

Stefanel e il venticinquesimo scudetto

Nel 1994, Bepi Stefanel entra prima come sponsor e poi anche come proprietario, e con lui la Pallacanestro Olimpia Milano festeggia i suoi 60 anni vincendo prima la Coppa Italia e poi il venticinquesimo scudetto (1995/1996), tra gli artefici dell’ultimo scudetto milanese grandi giocatori come Gregor Fučka, Ferdinando Gentile, Dejan Bodiroga, Flavio Portaluppi, Rolando Blackman guidati da un allenatore esperto come Boscia Tanjević. Gli anni ’97 e ’98 sono caratterizzati da stagioni discrete: l’Olimpia si qualifica sempre in Europa, arrivando nel ’98 alla finale di Coppa Europa contro lo Zalgiris Kaunas, a Belgrado, finale persa per un punto.

Albo d’Oro

Competizioni nazionali

  • Scudetto Campionato italiano Serie A: 25
1936, 1936-37, 1937-38, 1938-39, 1949-50, 1950-51, 1951-52, 1952-53, 1953-54, 1956-57
1957-58, 1958-59, 1959-60, 1961-62, 1962-63, 1964-65, 1965-66, 1966-67, 1971-72, 1981-82
1984-85, 1985-86, 1986-87, 1988-89, 1995-96.
  • C.Italia Coppa Italia: 4
1972, 1986, 1987, 1996.

Competizioni europee

  • Coppa dei Campioni: 3
1965-66, 1986-87, 1987-88.
  • Coppa delle Coppe: 3
1970, 1971, 1975
  • Coppa Korać: 2
1985, 1993

Competizioni internazionali

  • Coppa Intercontinentale: 1
1987

Virtus Pallacanestro Bologna (Rifer.anni 70-80-90)                             

La Virtus Pallacanestro Bologna è una delle più importanti società di pallacanestro in Italia e in Europa, nella sua storia quasi centenaria ha conquistato: quindici scudetti, otto Coppe Italia e due Eurolega. Ha sede a Bologna, in Via dell’Arcoveggio, e gioca alla Futurshow Station di Casalecchio di Reno.

Anni ’60/’70

Il finire degli anni ’50 è contrassegnato dal biennio tricolore ’55-’56 ma anche dal trasferimento del campo di gioco dalla Sala Borsa al Palazzo dello sport di piazza Azzarita, inaugurato dal sindaco Giuseppe Dozza nel 1957. Il nuovo, modernissimo palazzetto, più tardi soprannominato Madison perché, come il Madison Square Garden di New York, si trovava nel cuore della città, inizialmente non portò fortuna ai colori bianconeri: la Virtus attraversò un decennio povero di soddisfazioni, nonostante la presenza di talenti come “Dado” Lombardi, Gambini, Pellanera e Zuccheri. Il gotha della pallacanestro italiana si era spostato stabilmente in Lombardia, dove, accanto alla solita Olimpia, si stava affermando l’astro nascente dell’Ignis Varese, e la Virtus si trovò persino, alla fine degli anni ’60, a lottare per non retrocedere.

La svolta si ebbe a partire dal 1968, quando l’Avvocato Gian Luigi Porelli fu nominato dall’allora presidente della polisportiva, Elkan, alla guida della sezione basket. Soprannominato alternativamente “Torquemada” o “Robespierre” per i suoi metodi spicci e spesso dittatoriali, o, più semplicemente, “l’Avvocato“, Porelli è stato una delle figure di maggiore spicco della storia della Virtus Pallacanestro, che ha, attraverso iniziative spesso impopolari ma quasi sempre vincenti, definitivamente traghettato verso il professionismo.

Porelli risanò definitivamente le finanze e nel 1973 aprì una nuova stagione di trionfi, con l’abbinamento milionario con la Sinudyne e soprattutto con l’ingaggio del giovane coach Dan Peterson, proveniente dalla panchina della Nazionale del Cile, non certo una potenza del basket mondiale.

Grazie al binomio Porelli-Peterson le sorti bianconere si risollevarono nettamente portando in bacheca la prima coppa Italia nel 1973/74 e il settimo scudetto due anni dopo sotto il segno di giocatori come Terry Driscoll, Charly Caglieris, Gianni Bertolotti, Marco Bonamico, Gigi Serafini e Massimo Sacco. Gli scudetti numero 8 e 9 arrivarono nel biennio 79-80, con Dan Peterson stavolta avversario sulla panchina del Billy Milano, sconfitta in finale nel 1979. Sulla panchina bianconera sedeva l’ex allievo dell’uomo di Chattanooga, cioè Terry Driscoll, e in campo giocatori come Generali, Villalta, Caglieris, il “Duca nero” Jim McMillian, e il “Vescovo”, ovvero il compianto campione jugoslavo Kreso Ćosić.

Gli anni ’80: la stella

Tornate ai vertici in Italia, le Vu nere tentarono la scalata all’Europa, che sfumò di un soffio, con la finale di Coppa dei Campioni del 1981 persa di un solo punto a Strasburgo contro il Maccabi Tel Aviv. L’addio di Driscoll, che lascia la panchina dopo due scudetti in due anni, e la delusione cocente della sconfitta in Coppa, pongono le basi per un’altra rifondazione. Se ne vanno Bertolotti, che lascia il ruolo di capitano a Villalta, Ćosić e Caglieris, e arrivano il mago della panchina Aza Nikolić, Roberto Brunamonti, Augusto Binelli, Marco Bonamico, di ritorno da Milano, oltre a una serie di stranieri non indimenticabili, ad eccezione forse di quel Jan van Breda Kolff che sarà protagonista dello scudetto della stella, che arriva nel 1984 con Alberto Bucci e un giovane Ettore Messina in panchina. Il decimo tricolore, insieme a tre Coppe Italia, costituì il principale trofeo di un decennio non troppo esaltante, che si concluse comunque con il passaggio sotto le Due Torri di uno dei giocatori di maggior classe che abbiano mai calcato i campi da basket italiani: “Sugar” Ray Richardson.
 Anni ’90: Gli anni d’oro

Si apriva dunque il decennio più glorioso della sua storia, mentre saliva alla poltrona di presidente Alfredo Cazzola (nell’anno 1992) ed Ettore Messina, l’allenatore italiano più vincente di sempre, sedeva in panchina conquistando l’ennesimo scudetto. La Virtus Bologna, guidata da Brunamonti, da un giovane Predrag Danilović e diretta da Alberto Bucci, si ripete infilando tre Scudetti consecutivi, dal 1993 al 1995. Proprio nel 1993 e nel 1995 la squadra prende parte al celebre Mc Donald’s Open, in cui incontra le franchigie della NBA. Alla Virtus si affermano grandi giocatori italiani: Alessandro Abbio, Augusto Binelli, Flavio Carera, Claudio Coldebella, Riccardo Morandotti, Paolo Moretti.

Il ritorno di Danilović

Tre anni dopo, la storia entra dalla porta principale in via dell’Arcoveggio; il ritorno di Messina segna il rientro di Danilović dall’esperienza NBA nonché l’arrivo di uomini (Radoslav Nesterovič, Antoine Rigaudeau, Hugo Sconochini e Alessandro Frosini) che affiancano altri grandi veterani nell’assalto all’Italia e all’Europa. La prima impresa si compie nella leggendaria finale contro gli eterni rivali della Fortitudo:

Albo d’oro

Competizioni nazionali

  • Scudetto.svg Campionato italiano Serie A: 15
1945-46, 1946-47, 1947-48, 1948-49, 1954-55, 1955-56, 1975-76, 1978-79, 1979-80, 1983-84, 1992-93, 1993-94, 1994-95, 1997-98, 2000-01
  • Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 8 (record)
1973-74, 1983-84, 1988-89, 1989-90, 1996-97, 1998-99, 2000-01, 2001-02
  • Supercoppa Italiana: 1
1994-1995

Competizioni europee

  • Eurolega (Coppa dei Campioni): 2
1997-98, 2000-01
  • Coppacoppe.pngCoppa delle Coppe: 1
1989-90
  • EuroChallenge: 1
2008-2009.

Fortitudo Pallacanestro Bologna (Rifer.anni 70-80-90)

Fortitudo_bologna

La Fortitudo Pallacanestro Bologna è una società italiana di pallacanestro con sede a Bologna. Attualmente la prima squadra non disputa nessun campionato a causa della penalizzazione inflitta dalla FIP alla Società per inadempienze economiche. La Società “Casa Madre”, ossia la Società Ginnastica Fortitudo da cui è nata nel 1932 la Fortitudo Pallacanestro, il 16 Agosto 2010 ha investito la Pallacanestro Budrio della possibilità di disputare la Serie B Dilettanti con il nome di SG Fortitudo. La denominazione quindi di questo sodalizio è Pallacanestro Budrio con l’aggiunta della dicitura «S.G. Fortitudo» unita allo sponsor Conad. L’accordo sopraccitato ha portato per l’anno sportivo 2010/2011 al cambio dei colori sociali della Pallacanestro Budrio da Biancorossi a Biancoblù.

La storia del club è caratterizzata dalla totale antitesi con i rivali cittadini della Virtus, nel recente passato una delle franchigie più titolate della pallacanestro italiana.

Grazie all’apporto dell’industriale bolognese Giorgio Seragnoli, a partire dagli anni novanta la Fortitudo è diventata uno dei club più ricchi e competitivi d’Europa. Dal 2000 ha conquistato due scudetti (in totale ha disputato dieci finali di play off in undici stagioni, dal 1996 al 2006), una Coppa Italia e due Supercoppe italiane. Benché durante la presidenza di Seragnoli, la partecipazione della Fortitudo alle competizioni europee per club sia diventata costante (dal 1996 al 2006 ha ininterrottamente preso parte al campionato più prestigioso, l’Eurolega), gli sforzi di squadra e società in quest’ambito non sono mai stati coronati dal successo. Alla storica finale di Coppa Korać persa nel 1977 a Genova contro la Jugoplastika Spalato, si sono così aggiunte l’eliminazione in semifinale di Eurolega nel 1999, ad opera dei rivali della Virtus Bologna, e soprattutto la sconfitta finale del 2004, contro il Maccabi Tel Aviv, impostosi davanti al proprio pubblico con il risultato record di 118-74.

Albo d’oro

                      Competizioni nazionali

  • Scudetto.svg Campionato italiano: 2
1999-00, 2004-05
  • Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 1
1998
  • Supercoppa.jpg Supercoppa Italiana: 2
1998, 2005
  • Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia LNP Serie A Dilettanti: 1
2010

 Pallacanestro Varese (Rifer. anni 70-80-90)   

Formazione Ignis 72-73

 Aldo OSSOLA, Edoardo RUSCONI, Bob MORSE, Ivan BISSON, Dino MENEGHIN, Paolo POLZOT, Marino ZANATTA, Manuel RAGA, Ottorino FLABOREA, Massimo LUCARELLI. Allenatori di quegli anni, Asa NIKOLIC ed Alessandro GAMBA.   

La Pallacanestro Cimberio Varese è la squadra di basket della città di Varese, militante nella Lega Basket Serie A.

Per numero di vittorie conseguite a livello nazionale, con 10 scudetti, ed europeo, con 5 coppe, è da considerarsi una delle più prestigiose d’Italia e d’Europa.

Epopea Ignis

Ebbe il suo periodo d’oro, grazie all’intraprendenza dell’industriale Giovanni Borghi che nel 1956 decide di legare il nome della sua azienda di elettrodomestici Ignis con la squadra di pallacanestro della sua città d’adozione. I colori sociali divennero giallo-blu.

Nella stagione 1960-1961 arrivò il primo scudetto seguito poi da quelli del 1964 e del 1969.

Sempre negli anni ’60 vinse una Coppa Intercontinentale ed una Coppa Italia.

Nel 1965-1966 Varese vinse lo scudetto contro la Simmenthal Milano, altra storica formazione della pallacanestro, poi revocato per la vicenda Gennari. Ancora oggi la vicenda è un mistero.

Gli anni 70 furono anni d’oro per la formazione bosina. Arrivarono ben 6 scudetti e raggiunse per 10 volte consecutive la finale di Coppa dei Campioni vincendone 5. La prima nel 1970, battendo a Sarajevo il Cska Mosca per 79-74. A quel successo seguirono i trionfi di Tel Aviv, nel 1972, 70-69 alla Jugoplastika Spalato, del 1973 a Liegi, ancora contro il Cska (71-66), di Anversa (1975) superando il Real Madrid per 79-66, e nel 1976 a Ginevra, questa volta con il marchio Mobilgirigi di nuovo contro il Real (81-74).

Tra i coach protagonisti di questa cavalcata, si ricordi: Aza Nikolić, Nico Messina e Sandro Gamba. Tra i giocatori, Dino Meneghin, Aldo Ossola, Bob Morse, Marino Zanatta, Ottorino Flaborea, Ivan Bisson, Charlie Yelverton e Manuel Raga.

80/90

La Pallacanestro Varese vince la Coppa delle Coppe nel 1980.

Nel 1981 la famiglia Borghi esce di scena definitivamente e l’industriale Antonio Bulgheroni rileva la società. Negli anni ’80 la Pallacanestro Varese, pur vincendo qualche volta la regular season, non riesce a ripetersi nei playoff.

Nella stagione 1989-90 perde la finale dei playoff contro Pesaro. Nel 1992 la società retrocede in serie A2. Ritorna al massimo campionato dopo due anni.

Roosters

Nel 1997 Varese volta pagina e decide di non portare nessun marchio sulle maglie. La scelta è quella di creare un pool di aziende di supporto alla società. La scelta del nome Roosters viene presa per il significato inglese della parola ovvero “galletto da combattimento”.

Il 1998/99 è una stagione fantastica culminata con il grande successo della “stella” ovvero il 10º scudetto vinto dalla società lombarda festeggiato in estate anche dalla stella NBA Allen Iverson giunto a Varese per giocare dei 3 contro 3.

La stagione seguente ci fu un grosso cambiamento di organico e soprattutto partirono Giacomo Galanda, Alessandro De Pol e Veljko Mršić. Giunsero a sostituirli Denis Wucherer, Corey Allen, Glenn Sekunda, Eric Cardenas, Alessandro Davolio e Francesco Foiera senza riuscire a tenere ai vertici il nome di Varese che anzi venne salvata dalla retrocessione con il subentrato coach Valerio Bianchini.

A fine stagione comunque arrivò la prima Supercoppa della storia e l’indimenticabile partecipazione al McDonald’s Open con la vittoria sfiorata contro i campioni NBA dei San Antonio Spurs.

Albo d’Oro

Competizioni nazionali

  • Scudetto Campionato italiano Serie A: 10
    1960-61, 1963-64, 1968-69, 1969-70, 1970-71, 1972-73, 1973-74, 1976-77, 1977-78, 1998-99.
  • C.Italia Coppa Italia: 4
    1969, 1970, 1971, 1973
  • Supercoppa Supercoppa Italiana: 1
    1999.
  • Legadue: 1
    2009.

                             Competizioni europee

  • Eurolega Coppe dei Campioni: 5
    1969-70, 1971-72, 1972-73, 1974-75, 1975-76.
  • Coppe delle Coppe: 2
    1967, 1980.

                        Competizioni internazionali

  • Coppa Intercontinentale: 3
    1966, 1970, 1977 

Pallacanestro Virtus Roma (Rifer.anni 70-80-90)

La Pallacanestro Virtus Roma è la principale società di pallacanestro di Roma ed una delle più importanti e titolate in Italia e in Europa. Fondata nel 1960, milita nel campionato italiano di Serie A e nella competizione continentale di Eurolega.

La squadra è di proprietà dell’imprenditore romano Claudio Toti, che ha rilevato la società nel 2001 da Giorgio Corbelli (dopo due anni di transizione in cui la presidenza fu affidata a Sergio D’Antoni e Giovanni Malagò), Sašo Filipovski è l’allenatore (da gennaio 2011) e Bogdan Tanjević è il general manager (dall’estate 2010).

La società ha vinto uno scudetto (1982-83), una Supercoppa italiana (2000), una Coppa dei Campioni (1984), una Coppa Intercontinentale (1984) e due Coppe Korać (1986 e 1992).

La squadra gioca le proprie partite casalinghe al PalaLottomatica ed i colori sociali sono il giallo, il rosso ed il blu.

 La fusione col Banco di Roma

Nonostante alcune resistenze da parte di un gruppo di soci della Virtus, l’accordo tra il Banco di Roma ed Armando Polidori per la fusione delle due società si concretizzò il 4 agosto 1972; nacque così la Pallacanestro Virtus Banco di Roma, iscritta al girone Sud del campionato di serie C.

Al termine del primo campionato in serie C, nel 1973, le sconfitte ottenute negli spareggi per la promozione impedirono l’immediato salto di categoria, non ottenuto neanche l’anno successivo. Al termine della stagione 1973/74, la ristrutturazione dei campionati ordinata dalla Federazione permise alla Virtus Banco di Roma di ottenere l’ammissione alla serie B.

L’arrivo in serie A

Nel primo anno in serie B la Virtus fece fatica, evitando la retrocessione solo nella fase di repechage, e anche nelle due stagioni successive non riuscì ad entrare nella poule promozione. Per il campionato 1976/77 venne ingaggiato come nuovo allenatore l’esperto Nello Paratore (già commissario tecnico della Nazionale alle Olimpiadi di Roma 1960); sotto la sua guida tecnica, nel 1978 la Virtus ottenne finalmente la promozione in serie A2.

Un ulteriore salto di categoria fu sfiorato già al primo anno in A2, durante il quale la Virtus raggiunse gli spareggi promozione, vincendo contro la Pallalcesto Amatori Udine e la Nuova Pallacanestro Gorizia ma venendo battuta dal Basket Brescia. La stagione successiva si rivelò decisiva: la formazione romana, sempre allenata da Paratore, concluse il campionato 1979/80 al primo posto – a pari merito con altre 3 formazioni – a quota 36 punti, conquistando così la promozione in serie A1. Questa la rosa della Virtus promossa in serie A1: Massimo Bini, Roberto Castellano, Claudio Cornolò, Mike Davis, Phil Hicks, Graziano Malachin, Luigi Santoro, Marco Spizzichini, Maurizio Tomassi e Giampiero Torda.

Gli anni ’80

La conquista dello scudetto

L’approccio con la serie A1 fu difficile, caratterizzato da un paio di annate interlocutorie: nella prima stagione nella massima serie la Virtus sfiorò comunque i playoff, mancandoli in seguito ad una sconfitta per un punto contro la Fortitudo Bologna all’ultima giornata e classificandosi decima; l’anno successivo arrivò soltanto un deludente dodicesimo posto.

Nella stagione 1982/83 arrivò improvvisa la consacrazione. Per la panchina venne ingaggiato Valerio Bianchini (coach campione d’Italia con Cantù nel 1981), e l’arrivo del fuoriclasse americano Larry Wright nel ruolo di playmaker permise di completare un gruppo di elementi solidissimo, con l’ossatura della squadra largamente composta da giocatori romani (Polesello, Gilardi, Sbarra, Castellano).

La Virtus terminò così la regular season in testa alla classifica con 44 punti. I successivi playoff si rivelarono una cavalcata trionfale: ai quarti superò la Nuova Pallacanestro Gorizia in sole due partite, e in semifinale sconfisse 2 a 1 la Ford Cantù campione d’Europa in carica. Battendo poi in finale l’Olimpia Milano di Dino Meneghin e Mike D’Antoni in tre intensissime gare, la formazione romana si laureò campione d’Italia. La gara decisiva vide la Virtus vittoriosa col punteggio di 97-83, sostenuta da una cornice di pubblico incredibile: il 19 aprile 1983 sugli spalti del PalaEUR furono 14.348 gli spettatori paganti che assistettero alla conquista dello scudetto, record assoluto e imbattuto nella storia della pallacanestro italiana.

La formazione della Virtus campione d’Italia: Roberto Castellano, Egidio Delle Vedove, Enrico Gilardi, Giuseppe Grimaldi, Clarence Kea, Fulvio Polesello, Massimo Prosperi, Kim Hughes, Fabrizio Valente, Stefano Sbarra, Marco Solfrini e Larry Wright.

 La Virtus campione d’Europa

Nella stagione seguente la formazione capitolina partecipò alla Coppa dei Campioni. Il cammino nella massima competizione europea fu subito molto convincente, e dopo i primi agevoli turni arrivarono per la Virtus alcune prestigiose vittorie contro squadre titolate come il Maccabi Tel Aviv, il Bosna Sarajevo e la Pallacanestro Cantù. La squadra di Bianchini e Wright raggiunse così la finale contro il Barcellona di Juan Antonio San Epifanio.

La sera del 29 marzo 1984, al Patinoire di Ginevra, la partita fu emozionante e combattutissima: sotto di dieci punti alla fine del primo tempo, nella ripresa la squadra capitolina trascinata dal solito Larry Wright rimontò e superò gli avversari: battendo gli spagnoli col punteggio di 79-73, la Virtus si laureò campione d’Europa. Il capitano Fulvio Polesello poté alzare la coppa in mezzo a migliaia di tifosi romani festanti. Questa la rosa della Virtus campione d’Europa: Gianni Bertolotti, Enrico Gilardi, Giuseppe Grimaldi, Clarence Kea, Fulvio Polesello, Paolo Salvaggi, Stefano Sbarra, Marco Solfrini, Renzo Tombolato e Larry Wright.

La vittoria ottenuta nella Coppa dei Campioni permise di oscurare una stagione italiana decisamente sottotono, in cui la Virtus concluse la regular season in nona posizione, esclusa dai playoff e dalla possibilità di difendere il titolo conquistato l’anno precedente.

Il ciclo continua

Nella stagione 1984/85, dopo una serie di partite disputatesi a San Paolo in Brasile, la squadra conquistò anche la Coppa Intercontinentale, precedendo tra gli altri nella classifica finale gli argentini dell’Obras Sanitarias. In campionato, dopo aver concluso per la seconda (e finora ultima) volta la regular season al primo posto in classifica, venne eliminata prematuramente nei quarti di finale dei playoff dalla Scavolini Pesaro perdendo due volte al PalaEUR, abbandonando così il sogno del secondo scudetto. Anche in Europa la corsa non finì bene, con l’uscita al primo turno. Nel girone, vi era il Cibona Zagabria di Aza Petrović e Dražen Petrović, che avrebbe poi vinto a fine stagione il titolo.

Quella fu (per il momento) l’ultima stagione di Valerio Bianchini sulla panchina della Virtus, sostituito da Mario De Sisti. Ma anche dopo il cambio di allenatore, nel 1986 il palmares della società romana si arricchì con la vittoria della Coppa Korać, conquistata dopo una doppia finale tutta italiana contro la Juve Caserta del campione brasiliano Oscar Schmidt: vincendo sia la gara di andata che quella di ritorno al PalaEUR, la Virtus conquistò un altro trofeo, chiudendo un ciclo incredibile in campo nazionale ed internazionale.

La formazione della Virtus vincitrice della Coppa Korać: Claudio Brunetti, Bruce Flowers, Enrico Gilardi, Franco Picozzi, Fulvio Polesello, Leo Rautins, Franco Rossi, Stefano Sbarra, Marco Solfrini e Fabrizio Valente.

Anni di transizione

Nonostante acquisti prestigiosi, su tutti quello della stella americana George Gervin (quattro volte capocannoniere della NBA), alla fine degli anni ottanta i risultati non furono più altrettanto brillanti: la squadra concluse spesso il campionato a centro classifica, e i numerosi avvicendamenti nel ruolo di allenatore non aiutarono la Virtus a tornare nelle primissime posizioni del campionato. Nel 1988 arrivò anche la definitiva conclusione della partnership con il Banco di Roma, abbinamento durato quasi un ventennio.

Il campionato 1988/89, il primo senza lo storico sponsor, si rivelò un difficile anno di transizione per una Virtus decisamente ridimensionata. A stagione in corso, la deficitaria situazione in classifica portò all’esonero di Giancarlo Primo, sostituito in panchina dal primo coach straniero della storia virtussina, il croato Petar Skansi. La squadra romana riuscì ad evitare una clamorosa retrocessione in serie A2 soltanto all’ultima giornata dei playout, ottenendo la salvezza grazie ad una drammatica vittoria casalinga per 82-78 contro la Glaxo Verona, dopo essere stata in netto svantaggio per lunghi tratti del match.

La permanenza in serie A1 permise comunque di perfezionare il passaggio di proprietà della società nelle mani del gruppo Ferruzzi.

Gli anni ’90

Alla vigilia della stagione 1989/90 la società passò così sotto la discussa gestione del gruppo Ferruzzi, con Carlo Sama nel ruolo di presidente, portando come sponsor il quotidiano romano Il Messaggero. La nuova proprietà si caratterizzò subito per le sue grandi ambizioni e le sue promesse di grandi risultati, alimentate dal ritorno in panchina del coach dello scudetto, Valerio Bianchini, e dall’ingaggio di due giovani campioni americani: Brian Shaw e Danny Ferry.

Il miglior risultato ottenuto in quella stagione fu il raggiungimento della finale di Coppa Italia 1990, poi persa 94-83 a Forlì contro la Knorr Bologna. Ma in campionato la Virtus non riuscì a far meglio dell’ottavo posto, non superando i quarti di finale dei playoff. Negli anni immediatamente successivi la società cercò quindi di rinforzare la squadra, non badando a spese per portare nella capitale tanti importanti nomi del panorama cestistico italiano ed internazionale come Dino Rađa, Michael Cooper, Ricky Mahorn e Roberto Premier.

Le grandi promesse e ambizioni societarie però non si concretizzarono: il gioco e i risultati rimasero spesso al di sotto delle aspettative, il cammino nei playoff 1991 si fermò in semifinale contro gli eterni rivali dell’Olimpia Milano, e a metà della stagione 1991/92 si concretizzò anche il clamoroso esonero di Bianchini con la promozione in panchina del suo vice Paolo Di Fonzo.

La seconda Coppa Korać

La sola grande soddisfazione che la Virtus riuscì a dare ai propri tifosi fu la conquista della seconda Coppa Korać della sua storia, vinta contro la Scavolini Pesaro nel 1992. Dopo un inusuale risultato di parità nella gara di andata al PalaEUR, una strepitosa prestazione nel ritorno a Pesaro permise alla formazione romana di vincere 99-86, e di aggiungere in bacheca un nuovo trofeo europeo.

Questa la rosa della Virtus vincitrice della Coppa Korać: Stefano Attruia, Donato Avenia, Fausto Bargna, Davide Croce, Alessandro Fantozzi, Gianluca Lulli, Ricky Mahorn, Andrea Niccolai, Roberto Premier e Dino Rađa.

Quella coppa rimase l’unico trofeo conquistato in tutto il decennio: l’anno seguente, sempre in Coppa Korać, la Virtus si fermò però soltanto in finale, superata sia all’andata che al ritorno dalla Philips Milano. In campionato, il massimo risultato raggiunto fu un quarto posto in classifica e il raggiungimento di un’altra semifinale playoff, la seconda consecutiva, con l’eliminazione per mano della Benetton Treviso.

Il buio e la risalita 

Tra il 1992 e il 1993 lo scandalo di Mani pulite travolse l’Italia, e il coinvolgimento del gruppo Ferruzzi colpì indirettamente anche l’incolpevole Virtus. Nel bel mezzo della stagione 1992/93 le conseguenze furono pesantissime: l’azzeramento dei vertici societari e l’abbandono dello sponsor Il Messaggero lasciarono la società e la squadra allo sbando. Ne seguì un immediato e brusco ridimensionamento di budget, di pubblico e di risultati.

Albo d’oro

     Competizioni nazionali

  • Scudetto Campionato italiano Serie A: 1
    1982-83.
  • Supercoppa Supercoppa Italiana: 1
2000 

Competizioni europee

  • Eurolega Coppa dei Campioni: 1
    1983-84.
  • Coppa Korać: 2
    1985-86, 1991-92.

Competizioni internazionali

  • Coppa Intercontinentale: 1
    1984
    Bennetton Pallacanestro Treviso
    benetton_treviso_basket

La Benetton Pallacanestro Treviso è un’associazione sportiva di pallacanestro della città di Treviso.

Nel 1981-82 con il campionato di A/1, subentra come sponsor la Benetton ma non disponendo di un palazzetto adeguato alla massima serie, la squadra trevigiana si vede costretta ad emigrare a Padova. A rafforzare la formazione, vengono presi Larry Boston, Alberto Marietta e Davide Croce. Inoltre arriva da Trieste Nestore Crespi, il primo General Manager professionista della Pallacanestro Treviso. Coach della squadra trevigiana è Piero Pasini, il quale non riesce ad evitare la retrocessione. Nel frattempo inizia la costruzione del nuovo palazzetto dello sport, nelle vicinanze di Treviso.

Nel 1983 vede alla luce il gioiello del PalaVerde, realizzato con contributo della famiglia Benetton. Con la stagione 1983-84 la Benetton basket, allenata da Mauro Di Vincenzo, vengono presi sul mercato Vittorio Ferracini, proveniente dall’Olimpia Milano, il quale diventa subito capitano, l’italoamericano Phil Melillo e il serbo Zeliko Jerkov. Treviso, al termine della stagione regolare di A/2, arrivando solamente dodicesima, davanti alla Virtus Rieti, a Vigevano, alla Pallacanestro Livorno e alla Scaligera Verona, rishcia il baratro della sere B. In Coppa Italia le cose vanno assai meglio, dato che arriva fino in semifinale, eliminata dalla Granarolo Bologna.

Il 30 agosto 1984 la Benetton basket, squadra ancora di serie A/2, disputa un’amichevole di lusso contro la franchigia NBA dei Seattle Supersonics. La squadra trevigiana viene sconfitta per 123 a 101, ma l’impianto mediatico è notevole, quindi le premesse per spiccare il volo sono notevoli. Infatti, in quell’annata, il 1984-85 la Benetton, con coach Massimo Mangano e dirigente Giuseppe De Stefano, allestisce una buona squadra. Al confermatissimo Dale Solomon si aggiunge il centro Marcel Starks, quest’ultimo, nonostante un inizio esplosivo, si infortuna alla decima giornata e viene sostituito dal nigeriano Abayomi Sangodey. Alla fine Treviso arriva al secondo posto in A/2 e dunque ritorna nella massima serie, dopo tre anni di purgatorio.

Anni Novanta

Nella stagione 1989-90, la squadra trevigiana spera di bissare il buon risultato dell’anno precedente. Colonne portanti del roster restano Dan Gay, Kyle Macy, Massimo Iacopini e Massimo Minto. La stagione regolare va tra alti e bassi: a stagione ancora non terminata viene esonerato il coach Riccardo Sales, ma alla fine in classifica arriva l’undicesima piazza che significa mancato accesso ai play-off. Nei play-out la Benetton viene inserita nel girone verde, in cui le avversarie da battere sono la Reyer Venezia, Pallacanestro Pavia, Aresium Milano, Scaligera Verona e Napoli. Dopo un sofferto girone di playout, la Benetton riesce a salvarsi proprio all’ultima giornata nella sfida salvezza contro l’arrembante Glaxo Verona, conservando così il posto in serie A1.

Per la stagione 1990-91 il croato Petar Skansi viene chiamato alla guida della Benetton Basket. Inoltre arriva Vinny Del Negro, guardia statunitense di origini italiane, con alle spalle un’esperienza in NBA. L’avvio d’annata è entusiasmante: Del Negro trascina la squadra in un girone d’andata formidabile, finito al primo posto. Dopo il giro di boa, però la Benetton va in calando e si classifica al quinto posto. Ai playoff, negli ottavi di finale trova la seconda classificata della serie A2, la Mens Sana Siena, che elimina in tre gare. Ai quarti Treviso incontra il forte Messaggero Roma, con il quale i trevigiani devono issare bandiera bianca dopo tre combattutissime partite. Benché i sogni scudetto si frantumino, la Benetton acquisisce comunque il diritto di partecipare alla Coppa Korać.

Nell’estate 1991 la società cambia status giuridico, da Associazione Pallacanestro Treviso diventa Pallacanestro Treviso srl, in quanto da associazione passa a società a responsabilità limitata. Luciano Bortoletto lascia la carica di presidente, al suo posto subentra il notaio Enrico Fumo.

 Nel 1991-92 la squadra viene notevolmente rinforzata con alcuni autentici colpi di mercato, che hanno anche richiamato l’attenzione oltreoceano, tra cui, il croato Toni Kukoč, astro nascente dal basket europeo, futuro campione NBA, e del centro azzurro Stefano Rusconi. Altro acquisto di spessore è quello di Nino Pellacani. L’avvio di stagione si rivela incerto, poiché proprio i nuovi acquisti Kukoč e Rusconi si infortunano in maniera seria, tanto che restano lontani dal parquet per almeno un paio di mesi. Kukoč viene momentaneamente sostituito, in modalità “a gettone”, dal statunitense Randolph Keys. I primi traguardi sfumano: eliminazione dalla Coppa Korać dal modesto Peristeri e sconfitta in finale di Coppa Italia dalla Scavolini Pesaro. Ma la stagione termina in crescendo, con il secondo posto in regular season, che per l’epoca era il miglior piazzamento in assoluto nella storia del club. Nei quarti di finale dei playoff Treviso si sbarazza, in due sole gare, della Stefanel Trieste. In semifinale supera l’ambizioso Messaggero Roma, per 2-1 nella serie. In finale ritrova la Scavolini Pesaro, ma questa volta il team trevigiano rifila un 3-1 ai biancorossi marchigiani e può finalmente fregiarsi del primo scudetto della sua storia.

Il 1992-93 è l’anno della difesa dello scudetto. In estate la Benetton perde Vinny Del Negro, poiché alletato dalle offerte della lega Pro statunitense si accasa ai San Antonio Spurs. Del Negro venne però rimpiazzato egregiamente dall’ex Lakers Terry Teagle. Inoltre vengono presi gli italiani Maurizio Ragazzi e Riccardo Esposito. Si inizia con la vittoria della prima Coppa Italia. Nel campionato europeo per club viene inopinatamente sconfitta, nella finalissima di Atene, dal Limoges CSP. In campionato arriva un terzo posto in regular season. Ai playoff i biancoverdi battono, faticando, la Viola Reggio Calabria e l’Olimpia Milano, rispettivamente nei quarti e in semifinale. In finale scudetto c’è la Virtus Bologna, squadra che si aggiudica il titolo in tre gare.

 Nel 1993-94 ci furono forti mutamenti, oltre che nel parco giocatori, anche nell’assetto dirigenziale e tecnico. Presidente della Benetton Basket diventa Giorgio Buzzavo, ex cestista degli anni settanta, già presidente della Sisley Volley, nonché amministratore delegato di Verde Sport. Fa il suo ingresso, come procuratore generale, il forlivese Maurizio Gherardini. In panchina viene scelto Fabrizio Frates, che va a sostitiure Petar Skansi. A rimpiazzare Toni Kukoč, partente per gli Stati Uniti, destinazione la franchigia “pro” dei Chicago Bulls, la Benetton mette a segno un colpo di mercato con l’ingaggio di Riccardo Pittis dall’Olimpia Milano. Come giocatori stranieri, vengono scelti Pace Mannion e Winston Garland. La stagione si trascina tra alti e bassi e, nonostante la vittoria della seconda coppa Italia, la Benetton sembra non brillare granché. Il taglio del deludente e contestatissimo Pace Mannion con l’ex Pallacanestro Livorno Rafael Addison non giovamenti significativi, con il team biancoverde che, oltre ad essere eliminato precocemente dalla Coppa dei Campioni, arriva all’ottavo posto in regular season per essere poi eliminato ai quarti dalla Virtus Bologna.

Per l’annata 1994-95 alla guida tecnica viene chiamato l'”Arsenio Lupin” del basket italiano, ossia Mike D’Antoni a sostituire Fabrizio Frates. Nel roster vengono inseriti la guardia macedone Petar Naumoski e l’ala grande statunitense Ken Barlow. L’avvio di stagione non sembra entusiasmare, ma, a stagione avviata, il deludente Barlow viene sostituito con “Big O” Orlando Woolridge. Nella primavera del 1995 la Benetton Basket sembra volare: in regular season vince dieci partite consecutive tra la prima e la seconda fase detta “a orologio”, conquista la terza Coppa Italia nonché il primo trofeo internazionale, l’Eurocup ad Istanbul. Nei playoff la Benetton arriva in finale ma viene sconfitta, per la seconda volta in due anni, per 3-0 dalla Virtus Bologna.

Nel 1995-96, dopo le partenze di Petar Naumoski, di Woolridge e le più clamorose, di Massimo Iacopini e Stefano Rusconi si assiste ad un forte ringiovanimento del parco giocatori. In questa occasione si accasano a Treviso il play bolognese Davide Bonora, il centro serbo Željko Rebrača e la guardia statunitense Henry Williams. In questa stagione, con la squadra rinnovata, la Benetton sfuma di poco la finale scudetto e la partecipazione alle Final Four nell’Euroclub.

Con il 1996-97 il gruppo formatosi l’anno precedente, tranne qualche ritocco, Denis Marconato in ritorno dal prestito annuale, prende il posto di Roberto Chiacig ed il rientro di Stefano Rusconi, dopo una sfortunata parentesi nel campionato “pro” statunitense, da i suoi frutti, poiché arriva la conquista del secondo scudetto. Dopo una regular season terminata al primo posto, staccando di 10 punti la seconda. In finale-scudetto trova l’arrembante Fortitudo: dopo cinque gare giocate sul filo di nervi contro i bolognesi, arriva la vittoria finale.

Nell’estate del 1997 si deve dare l’addio a Mike D’Antoni, al quale viene offerto un posto di team manager dalla franchigia della NBA dei Denver Nuggets. Al posto del “baffo” la squadra viene affidata al coach serbo Želimir Obradović. Con il coach serbo la Benetton Basket conquista, nel settembre 1997, la Supercoppa Italiana. Proprio in quel periodo partecipa anche al McDonald’s Open a Parigi come vincitrice del campionato italiano, arrivando al quinto posto. In Coppa Italia la Benetton arriva in finale, uscendo sconfitta contro la Fortitudo Bologna. In regular season arriva la terza piazza, dietro alle due squadre bolognesi, ma ai playoff viene inopinatamente eliminata già ai quarti di finale, in cinque gare, dalla Pallacanestro Reggiana. La stagione 1997-98 si conclude quindi con un bilancio negativo.

Albo d’Oro

Competizioni Nazionali

  • Scudetto.svg Campionato Italiano Serie A: 5 (1992, 1997, 2002, 2003, 2006)
  • Coccarda Italia.svg Coppa Italia: 8 (1993, 1994, 1995, 2000, 2003, 2004, 2005, 2007)
  • Supercoppa.jpg Supercoppa Italiana: 4 (1997, 2001, 2002, 2006)

                                   Competizioni Europee

  • Coppa delle Coppe/Coppa Saporta: 2 (1995, 1999)
  • Partecipazioni alle Final Four di Eurolega: 4 (1993, 1998, 2002, 2003)
  • Partecipazione alla Final Four di Eurocup: 1 (2011)

                   Pallcanestro Cantù (Rifer.anni 70-80-90)

La Pallacanestro Cantù è una delle maggiori squadre di pallacanestro in Italia, nonché la seconda squadra più titolata nelle competizioni europee dopo il Real Madrid e per questo motivo chiamata la “Regina d’Europa”.

L’epopea degli Allievi

Dal 1969/70 comincia anche il sodalizio tra Aldo Allievi e Arnaldo Taurisano: un duo che porterà Cantù ai massimi livelli sia in Italia sia in Europa. E’ l’inizio dell’epopea canturina, grazie anche all’esplosione di un giovanissimo talento di Figino Serenza: Pierluigi Marzorati.

Per due volte consecutive la Forst, nuovo sponsor della compagine brianzola, conquista la coppa Korac (1973 e 1974) e, nella stagione 1974/75 arriva anche il secondo scudetto, ottenuto nel nuovo Palasport costruito su una collina di Cucciago: il Pianella. La squadra è composta da giocatori che entreranno nella storia della pallacanestro: Marzorati, Della Fiori, Recalcati, Farina, Tombolato, Lienhard, Meneghel e Beretta. Un gruppo che porterà la piccola Cantù sul tetto del mondo, dopo il successo in Coppa Intercontinentale ai danni del grande Real Madrid.

Il 1976/77 è la stagione della prima Coppa delle Coppe, conquistata grazie ad Hart Wingo, talento nero con alle spalla una discreta carriera in NBA. La Coppa rimane a Cantù anche l’anno successivo, con il nuovo sponsor Gabetti e, in campo, l’estroso americano “Crazy Horse” Neumann.

E’ un periodo magico per la Pallacanestro Cantù, che inanella una serie di trionfi in Europa e diventa una delle formazioni più temute ed ammirate di tutto il continente. Anni ricchi di successi, accompagnati dallo sponsor Squibb, che culminano nello scudetto 1980/81. In panchina siede Valerio Bianchini, mentre in campo, oltre al capitano Marzorati e agli americani Flowers e Boswell, esalta il pubblico brianzolo il nuovo talento scoperto da Cantù: il bomber di Rovagnate Antonello Riva.

Ma le soddisfazioni più grandi la Pallacanestro Cantù se le toglie, ancora una volta, in ambito continentale. A Colonia, nella primavera del 1982, la piccola Cantù sfida a Colonia il Maccabi Tel Aviv, simbolo di un’intera nazione, e lo sconfigge per 86 ad 80, salendo sul trono d’Europa grazie al nuovo acquisto C.J. Kupec ed ai giovani Bosa, Cattini, Cappelletti, Bargna e Innocentin.

Il trionfo più bello e sentito dai tifosi arriva però l’anno successivo: la Ford Cantù di Giancarlo Primo batte a Grenoble i rivali storici del Billy Milano per 69-68 e si riconferma regina d’Europa. Nelle memoria della Pallacanestro Cantù restano anche i nomi dei due statunitensi di quell’anno: Jim Brewer e Wallace Bryant.

A questa grande soddisfazione segue qualche stagione di alti e bassi. Per tornare a sollevare una Coppa bisogna attendere sino al 1991, quando, con Frates in panchina e Pace Mannion in campo la Clear conquista la Coppa Korac, ultimo successo della leggenda Pierluigi Marzorati.

Dopo una buona stagione senza successi nel campionato 1992-93, nella stagione successiva la squadra, allenata inizialmente da DiazMiguel, va malissimo in campionato, soprattutto per una serie di scelte sbagliate e per una girandola di stranieriL’annata finisce con la retrocessione in serie A2 e con l’addio al basket, dopo 40 di esperienza al vertice, della famiglia Allievi, che cede la proprietà a Franco Polti.

Gli anni della presidenza di Franco Polti

Dopo due anni di purgatorio nella seconda categoria, Cantù riconquista la suon di vittorie la serie A al termine della stagione 1995/96. L’anno del ritorno in A1, con Dado Lombardi in panchina e il confermatissimo Thurl Bailey in mezzo all’area, è molto positivo. Cantù arriva ottava in campionato, ma, soprattutto, si qualifica per la finale di Coppa Italia, perdendo contro la Virtus Bologna.

Ma nel 1999 si registra un nuovo cambio di proprietà: Francesco Corrado acquista la società evitando che Cantù perda la pallacanestro e si assume il compito di riportare la città brianzola ai massimi livelli del basket tricolore.

Albo d’oro

 Competizioni nazionali

  • Scudetto.svg Campionato italiano Serie A: 3
1967-68, 1974-75, 1980-81,
  • Supercoppa.jpg Supercoppa Italiana: 1
2003

                        Competizioni europee e internazionali

  • Euroleague.png Eurolega (Coppa dei Campioni): 2
1981-82, 1982-83
  • Coppa delle Coppe: 4
1977, 1978, 1979, 1981
  • Coppa Korać: 4
1973, 1974, 1975, 1991
  • Coppa Intercontinentale: 2
1975, 1982

 Reyer Venezia Mestre

La sezione maschile della Società Sportiva REYER VENEZIA 1872 è la principale società di pallacanestro di Venezia e milita nel campionato Italiano Nazionale di pallacanestro Legadue.

Attualmente la società gioca, si allena ed ha sede a Mestre. Nei campionati 1941-1942 e 1942-1943 ha vinto due scudetti.

 Albo d’Oro

  • Scudetto.svg Campionato Italiano Serie A: 2scudetti
1941-1942, 1942-1943 + 1 non omologato 1944 Finali Disputate 
  • Coppa Korac
1981 Vs. Joventut Badalona vice campione

 Victoria liberta Pesaro (Rifer.anni 70-80-90)

L’ U.S. Victoria Libertas (o “VL”) è una squadra di pallacanestro con sede a Pesaro, Italia.
E’ conosciuta nel mondo semplicemente come Scavolini Pesaro, dal nome del principale storico sponsor e Presidente, Valter Scavolini. Gioca le sue partite casalinghe all’Adriatic Arena (fino al 2006 noto come “BPA Palas”).

Nel 1974 la squadra retrocede in serie A2 e l’anno seguente avvenne la “svolta” : la famiglia Scavolini diventa proprietaria e sponsor della squadra (prima era Max Mobili) cominciando un’avventura che durerà per decenni e che farà legare il nome di Scavolini alla squadra di Pesaro per sempre. Inoltre sempre nel 1975 nasce l’Inferno Biancorosso, il gruppo ultras della squadra. Nel 1978, la “Scavolini” torna in A1 e ci resterà fino al 1998. La passione pesarese nasce e si sviluppa nella sofferenza, nelle grandi lotte per evitare la retrocessione: epico è lo spareggio-salvezza contro la Superga Mestre a Milano, per la trasferta furono organizzati 77 pullman. La partita fu vinta all’ultimo tiro e da quella straordinaria gara, dato il grande amore nato per questa squadra, la famiglia Scavolini si impegnò ad allestire un roster capace di lottare per lo scudetto.

Il periodo d’oro del club fu negli anni ottanta dove conquistò due scudetti, rispettivamente nelle stagioni 1987-88 e 1989-90.

Dopo una stagione di “prova”, quella 80-81 in cui Pesaro arriva ai quarti di finale dei playoff, va in scena l’anno seguente la prima vera e propria “sinfonia” di una squadra destinata a lasciare il segno nella storia del basket italiano di vertice per un decennio. Nella stagione 81-82 arriva il grande playmaker jugoslavo Dragan Kićanović, soprannominato “il cobra” e la Scavolini vola. Chiude al primo posto la regular season e arriva ai playoff nel ruolo di favorita. Si gioca la finale scudetto contro l’Olimpia Milano dopo aver battuto in semifinale la Synudine Bologna (88-87 il risultato finale) con un tiro all’ultimo secondo di Domenico Zampolini. Anche la finale contro Milano vede Pesaro partire nel ruolo di favorita. Vuoi per il vantaggio di giocare l’eventuale spareggio in casa propria, vuoi per il fatto che durante la regular season la Scavolini aveva già pesantemente sconfitto (con ben 45 punti di scarto) la squadra di Milano: arrivò inaspettatamente una dura sconfitta. Milano vinse i primi due incontri aggiudicandosi così lo scudetto. Iniziò quindi per la Scavo un periodo di “sudditanza” psicologica nei confronti della squadra milanese, con un tabù che solo nella stagione 87-88 riuscirà a scrollarsi di dosso. Il 9 marzo 1983 Pesaro conquistò il primo alloro internazionale. A Palma di Maiorca sconfisse l’ASVEL Villeurbanne con il risultato di 111-99 e si aggiudicò la Coppa delle Coppe. In questa manifestazione per altre due volte la Scavolini arrivò alla finale, senza però riuscire a vincere.

Il 18 marzo 1986 a Caserta venne infatti sconfitta dal Barcellona 101-86 mentre il 17 marzo 1987 a Novi Sad (Jugoslavia) subì un’altra sconfitta, questa volta contro il Cibona Zagabria dei fratelli Petrović col punteggio di 89-74. L’8 maggio 1985 la compagine pesarese sconfisse la squadra di Varese 109-82 conquistando la sua prima Coppa Italia. È invece il 19 maggio 1988 quando la Victoria Libertas, allenata da Valerio Bianchini sconfigge nella quarta partita di finale la Tracer Milano e conquista il suo primo “scudetto”. 98-87 è il risultato finale di quella storica partita. Protagonisti di quella stagione sono, oltre al nucleo storico composto da Ario Costa, Walter Magnifico, Andrea Gracis, Domenico Zampolini e Renzo Vecchiato, i due giocatori americani Darren Daye e Darwin Cook, che lasciano un’impronta indelebile sul gioco della Scavolini, tanto da essere ricordati come il “Darren&Darwin Show“. A Darren Daye fu inoltre attribuito il soprannome di “cerbiatto” per il suo atletismo ed il suo modo di attaccare il canestro.

L’anno successivo la Scavolini viene eliminata da Milano nella semifinale dei playoff, dove perde 2-0 a tavolino il primo incontro per colpa di una “monetina” che, lanciata dagli spalti, colpisce alla fronte il pivot avversario, Dino Meneghin, costringendolo ad abbandonare la partita. La stagione 1989-90 vede ancora Pesaro, guidata da Sergio Scariolo, campione d’Italia e finalista della Coppa Korac contro lo Juventut Badalona, vincitore sia all’ andata che al ritorno rispettivamente per 99-98 e 96-86.

Alla fine degli anni ’90, una serie di errori a livello societario nella sostituzione dei giocatori “storici”, culminò con una retrocessione in Serie A2 avvenuta nel 1998

Albo d’Oro della Victoria Libertas Pesaro

Competizioni nazionali

  • Scudetto.svg Campionato italiano Serie A: 2
1987-88, 1989-90
  • C.Italia Coppa Italia: 2
1985, 1992
  • Coccarda Italia.svg Coppa Italia LNP Serie A Dilettanti: 1
2006
Competizioni europee

  • Coppa delle Coppe: 1
1983

 Juvecaserta Basket (Rifer.anni 70-80-90)

Juvecaserta Basket è una società professionistica italiana di pallacanestro, erede della società “Sporting Club Juvecaserta” operante dal 1951 al 1998 della quale l’attuale società ha riacquistato tutti i titoli vinti ed i trofei del passato.

Grazie anche al suo vivaio la Juvecaserta negli anni ottanta e novanta divenne una delle principali squadre italiane ed europee vincendo una Coppa Italia ed uno storico scudetto nella stagione 1990-91. Nella stagione 2003-04 due squadre locali militanti in serie B1 si sono unite formando l’attuale società.

Ai massimi vertici italiani 

 Nel 1983/84 all’esordio in A1 arrivò 8° e approdò nuovamente ai play-off. Nello stesso anno esordì in campo internazionale (Coppa Korać) ma soprattutto raggiunse la finale di Coppa Italia che segnò l’inizio di un periodo ad alti livelli ma che la fecero apparire agli occhi dei tifosi l’eterna incompiuta, sempre seconda. Nella stagione 1985-86, con lo sponsor Mobilgirgi arrivò alla finale di Coppa Korać che perse a favore della Virtus Roma (sponsorizzata Banco di Roma) ed in finale scudetto, sconfitta dall’Olimpia Milano sponsorizzata Simac. Stesso copione l’anno successivo con Franco Marcelletti in panchina contro la Tracer Milano. Nella stagione successiva (1987-88) la Juvecaserta vinse il primo trofeo importante: la Coppa Italia, strappata alla storica squadra della Pallacanestro Varese. Nel 1988-89, ad Atene è finalista di coppa delle Coppe contro il Real Madrid, perse solo dopo due tempi supplementari. Finalista anche in coppa Italia persa a favore della Virtus Bologna.

Nella stagione 1990-91 la Juvecaserta, sponsorizzata Phonola, si classificò seconda in campionato. Dopo aver eliminato Pesaro e la Virtus Bologna rispettivamente ai quarti ed in semifinale, ritrovò l’Olimpia Milano sponsorizzata Philips in finale scudetto. Milano si portò avanti 1-0 nella serie, poi Caserta impattò sull’1-1, ma Milano andò ancora avanti 2-1 salvo poi essere nuovamente raggiunta sul 2-2. Lo scudetto si decise quindi al termine di gara5, disputata il 21 maggio 1991 al Forum di Assago col pronostico a favore dei lombardi: la sfida si concluse col punteggio di 88-97 per i bianconeri, che festeggiarono il loro primo scudetto. Mai nessuna squadra del sud era riuscita nell’impresa di conquistare il tricolore, primato tuttora presente. F0001

Albo d’Oro

  • Campionato Italiano

Scudetto.svg 1991 vs. Olimpia Milano

  • Coppa Italia

Coccarda Italia.svg 1988 vs. Pallacanestro Varese

                                             

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2 Risposte a “LEGA BASKET SERIE A – (Anni 70-80-90)”

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