ONDATA DI FREDDO – Il grande gelo del 1985

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Ondata di freddo del 1985

La nevicata del 1985, nota nell’Italia settentrionale come nevicata del secolo, fu una precipitazione nevosa che si abbatté su gran parte dell’Italia del nord fra il 14 e il 17 gennaio1985, provocando grandi disagi. Il gennaio 1985 è stato uno dei mesi più freddi della storia in Italia e in molte aree dell’Europa dal punto di vista meteorologico, con temperature ovunque abbondantemente al di sotto delle medie stagionali fino al giorno 17.

Andrea Baroni a Che tempo fa! annuncia l’arrivo dell’ondata – Clicca Sopra

 

VIDEO 2 – Ancora da Che tempo fa! trasmissione del 06 gennaio 1985 – Clicca 

VIDEO 3 – VIDEO 4 – Milano sotto la neve – Clicca 

VIDEO 5  Roma paesaggio unico – Clicca 

VIDEO 6 – La neve sempre più a sud: Napoli inbiancata – Clicca

VIDEO 7 – Belle immagini di Chiari sotto la neve – Clicca 

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Dicembre 1984: inizio d’inverno con temperature insolitamente miti

Nella prima parte del dicembre 1984, l’anticiclone russo-siberiano non si spinse oltre il mar Caspio mentre in Europa occidentale permanevano condizione d’alta pressione con centro sui Balcani, che determinava in tutta Italia temperature sensibilmente superiori alle medie stagionali. Perfino in Scandinavia, le temperature scendevano difficilmente sotto lo zero per un vigoroso flusso di correnti miti sud-occidentali che raggiungevano anche le alte latitudini europee (isoterme a 1500 metri del 1, 8 e 14 dicembre).

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Nell’ultima parte del mese, si approfondì un’intensa depressione a est della Sicilia (isobare del 25 dicembre), che determinò insistenti piogge torrenziali sulle regioni joniche e in Basilicata, con neve sui relativi rilievi e nelle zone interne della Puglia; l’aria fredda richiamata da questa bassa pressione portò la neve anche in Lombardia (15 – 20 cm).

Sembrava probabile che l’aria polare dell’anticiclone-russo siberiano potesse entrare dalla porta della bora direttamente nel Mediterraneo, dove avrebbe colpito soprattutto le regioni adriatiche e meridionali.

1°-4 gennaio: aria artica sull’Italia  

nevicata gennaio 1985 record ondata di freddo

Nei primi giorni del gennaio 1985, lo scenario meteorologico europeo cambiò. Un improvviso riscaldamento della stratosfera (stratwarming) provocò un rapido riscaldamento dell’aria sovrastante alla Groenlandia. Questo causò la rottura del vortice polare, al cui posto si formò un’insolita area di pressioni alte e livellate, in congiungimento con l’Anticiclone delle Azzorre che si dispose in senso meridiano fino a raggiungere il Polo nord. A questo punto l’aria artica marittima, fredda e umida, poté giungere sul Mediterraneo scendendo lungo il lato occidentale del continente europeo ed entrando in Europa occidentale a più riprese attraverso la valle del Rodano, grazie ad un’area di bassa pressione che si stava approfondendo sull’Olanda.

nevicata del 1985 paesaggio

Il 1º gennaio il tempo risultava stabile e soleggiato sulle regioni settentrionali, sulla Toscana, sull’Alto Lazio e sulla Sardegna, con ventilazione da debole a moderata nord-orientale, temperature minime quasi ovunque prossime allo zero e massime tra i 5 e i 10 °C. Sulle regioni del medio e basso versante adriatico, sul Basso Lazio e su tutte le regioni meridionali il cielo si presentò da parzialmente nuvoloso a molto nuvoloso con piogge e nevicate sparse, anche a quote molto basse.

laguna venezia gelata 1985

Il 2 gennaio l’aria artica, proveniente dal Mare di Kara in Russia settentrionale cominciò a scendere verso l’Europa. Le temperature scesero repentinamente in modo vistoso: giorno di ghiaccio a Bolzano e Torino, che registrarono massime rispettivamente di -1,8 °C e -1 °C. Intanto fronti freddi collegati all’aria artica cominciavano a scendere dalla Scandinavia, portando condizioni di tempo perturbato sull’Italia. Neve con accumulo di 2 cm a Grosseto (non accadeva dal 1963), su quasi tutte le zone interne peninsulari e lungo tutta la costa adriatica.

NEVICATA STORICA A MILANO DEL 1985

Il 3 gennaio s’intensificò il freddo. A Torino la minima crollò a -10,5 °C. In nottata, nevicò addirittura sull’Isola d’Elba e sul suo capoluogo Portoferraio.

Il 4 gennaio, temperature basse su tutta l’Europa e l’Italia, ma non da primato. Tuttavia insistettero le nevicate sulla Toscana nord-occidentale (compresa la Costa apuana e la Versilia), sulla Sardegna (ad Alghero, dove non accadeva dal 1971) e anche sui rilievi dell’Isola d’Ischia. Nella stessa giornata, vennero completamente imbiancate anche la Corsica e le isole Baleari.

5-9 gennaio: grandi nevicate su gran parte d’Italia

nettuno ghiacciato freddo 1985

Il 5 gennaio un’irruzione di aria artica molto fredda colpì in pieno l’Italia, passando prima attraverso la porta del Rodano e poi anche quella della Bora. Il contrasto tra l’aria fredda e quella assai più calda del mar Mediterraneo provocò nevicate su tutta la Toscana centro-settentrionale (comprese Firenze e Pisa) e anche a Bordighera, in Liguria; mentre a Trieste la bora raggiunse i 100 km/h, a Città di Castello la neve raggiunse i 35 cm. Il Veneto e laSardegna, a parte qualche zona, vennero coperti di neve. Qualche fiocco arrivò anche a Ragusa, nella Sicilia meridionale.

Il 6 gennaio una perturbazione di origine africana raggiunse il Lazio e l’Italia centro-meridionale richiamando aria calda da sud che strisciò sopra l’aria gelida.

Nevicata del 1985 Arno ghiacciato

Questo provocò intense nevicate lungo il litorale tirrenico laziale, compresa Roma, nelle Marche, in Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria,Basilicata e anche sull’isola d’Ischia. Insolita e suggestiva fu la neve con accumulo a Orbetello e Civitavecchia che, statisticamente, “vedono” questo evento assai raramente ( si può dire a cuor sereno che ogni episodio si può considerare eccezionale. La seconda ha visto neve con accumulo, in un lasso di tempo compreso fra il 1970 ed oggi, nel marzo ’71, appunto nel gennaio ’85, nel febbraio ’86, nel dicembre ’96 e nel dicembre 2010 ). .
Lo stesso sistema nuvoloso, prima di raggiungere l’Italia centro-meridionale, aveva portato nuove nevicate anche lungo le coste mediterranee della Spagna e della Francia e perfino in Marocco, Algeria e Tunisia, sui cui altopiani vi fu un accumulo di quasi un metro. Particolarmente colpie da nevicate eccezionali furono Marsiglia e Barcellona. Nel capoluogo catalano la coltre di neve rimane sul suolo più di una settimana, cosa non vista dal 800.

ondata di freddo 1985 portovenere neve

Il 7 gennaio, crollò la temperatura a Genova, Trieste,rispettivamente con -6,8 ( record assoluto ), -8 °C, città che raramente hanno minime molto basse a causa dello scarso fenomeno dell’irraggiamento notturno; record storico anche alla stazione meteorologica di Albenga con -12,4 °C e presso la stazione meteorologica di Capo Mele con -4,5 °C, mentre nella Riviera di Levante La Spezia registrò una temperatura minima di -7 °C[1]. A Roma e ad Aosta le temperature minime furono rispettivamente di -8 °C e -16,4 °C. In montagna le temperature furono da primato: -21,4 °C sul Monte Cimonee -33 °C a Fusine di Tarvisio in Friuli. Il lago di Massaciuccoli, in Versilia, gelò completamente a causa delle temperature bassissime (-15 °C nei dintorni di Lucca). 

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L’8 gennaio continuarono le nevicate su Toscana, Lazio, Umbria, Campania e pianura padana centro-orientale; temperature gelide su Alto Adige (-30,0 °C presso la stazione meteorologica di Dobbiaco e -15 °C a Bolzano), in Veneto (-23 °C a Cortina d’Ampezzo, -27 °C a Santo Stefano di Cadoree -31 °C sul Passo Pordoi) e in Irpinia (-18 °C). Cominciarono a gelare fiumi come il Po, l’Arno e alcuni fiumi marchigiani. In Mugello furono raggiunti -26,0 °C di temperatura minima presso la stazione idrologica di Firenzuola: tale dato risulta essere il valore ufficiale più basso registrato presso le varie stazioni meteorologiche della Toscana dall’inizio delle relative serie storiche. Più a sud, la stazione meteorologica di Foggia Amendola raggiunse il record assoluto di -10,4 °C

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Il 9 gennaio la coltre di neve raggiunse i 40 cm su Firenze e ben 80 cm in val di Cecina. A Bologna, caddero 30 cm di neve in poche ore. Ancora neve su Roma e anche su Napoli (10 cm), a Capri e lungo tutte le coste della Campania. Per la prima volta dopo 14 anni, nevicò a Cagliari, dove il giorno precedente si era registrata una minima di -2 °C, con accumuli che in città raggiunsero i 10-15 cm, cosicché la Sardegna appariva completamente imbiancata. L’Isola venne investita da tormente di neve in stile “blizzard” con forti venti di maestrale e nelle zone interne a quote collinari si superarono i 50-60 cm di manto nevoso; da segnalare lo storico record di freddo di -2,0 °C lungo la costa orientale dell’isola presso lastazione meteorologica di Capo Bellavista, che solo in occasione delle più cruente ondate di freddo riesce a scendere al di sotto dello zero.

Nel corso della mattinata, si aprirono le prime schiarite in Toscana e sull’Italia settentrionale, che furono la causa dell’intenso raffreddamento durante le notti successive. La giornata si concludeva in serata con la neve che, con alcuni fiocchi, raggiungeva anche il litorale della Sicilia, presso Punta Raisi, e nella Conca d’Oro, a seguito di un brusco abbassamento di temperatura. Mentre praticamente tutta l’Europa era nel gelo, in Groenlandia era “primavera“: Nuuk registrò una minima di 0 °C e una massima di ben 9,6 °C

10-13 gennaio: Italia centrale ed Emilia-Romagna nel gelo 

Il 10 gennaio la stazione meteorologica di Piacenza San Damiano raggiunse lo storico record di freddo di -22,0 °C. Notevoli anche i -16 °C a Firenze (un primato che sarà presto battuto), i -15 °C di Pontedera e i -10 °C di Follonica. Nella Liguria di levante la stazione meteorologica di Sarzana Lunifece registrare lo storico record di -9,0 °C. Il responsabile era l’effetto albedo, ovvero la perdita di calore per irraggiamento dovuto alla spessa copertura nevosa.

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L’11 gennaio la minima all’aeroporto di Firenze precipitò a -22,2 °C, mentre l’osservatorio Ximeniano in città registrò -11 °C. Le massime furono rispettivamente di -0,4 °C e -1,2 °C. L’Arno ghiacciò completamente; la stazione meteorologica di Arezzo Molin Bianco scese a -20,2 °C; presso la stazione meteorologica di Pisa Facoltà di Agraria il termometro scesa a -12,2 °C. In Pianura Padana, la stazione meteorologica di Brescia Ghediscese a -19,4 °C stabilendo così il nuovo record assoluto di freddo, mentre la stazione meteorologica di Verona Villafranca raggiunse una temperatura minima di -18,4 °C eguagliando lo storico record del 15 febbraio 1956. Gelo storico anche in Emilia-Romagna, con minima assoluta di -19,4 °C alla stazione meteorologica di Ferrara; ad Anzola la temperatura minima scese invece “soltanto” a -14,5 °C, ben lontana sia dal record storico di -26,2 °C del 15 febbraio 1956 che dal record mensile di -19,6 °C del 25 gennaio 1963.

Nevicata del 1985 Cagliari

Più a sud, freddo molto intenso anche a Rieti con -20,0 °C, a Frosinone con -19,0 °C, a Guidonia con -14,0 °C e a Grosseto con -13,2 °C presso l’aeroporto e con -10,0 °C nel centro cittadino. La stazione meteorologica di Roma Ciampino fece registrare lo storico record di -11,0 °C e quella diRoma Urbe scese a -9,8 °C; sul litorale laziale, record assoluto di -7,8 °C presso la stazione meteorologica di Roma Fiumicino.

Nella stessa giornata, la neve cadde anche sul tratto costiero jonico a valle della città di Catanzaro, che a sua volta venne interessata da accumuli nevosi.

Il 12 gennaio, complice il cielo sereno e l’effetto albedo, a Firenze Peretola si raggiunsero i -23,2 °C, mentre l’Osservatorio Ximeniano nel centro cittadino registrò “soltanto” -10,6 °C grazie all’effetto isola di calore. Presso la stazione meteorologica di Pisa San Giusto la temperatura scese al record storico di -13,8 °C, mentre a Lucca la minima arrivò a -13,4 °C; lungo le coste della Versilia le temperature massime non riuscivano a superare lo zero. Più a sud, la stazione meteorologica di Viterbo fece registrare lo storico record di -12,7 °C. In Romagna vennero registrate le minime assolute storiche di -19,0 °C presso la stazione meteorologica di Forlì, di -17,2 °C alla stazione meteorologica di Rimini Miramare e di -16,5 °C presso lastazione meteorologica di Cervia; la stazione meteorologica di Ravenna Punta Marina scese a -13,8 °C, facendo registrare il record mensile digennaio, a soli 0,2 °C dal record assoluto del 15 febbraio 1956.

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Gelo anche in Francia, con -17 °C a Marsiglia, e in Spagna, con -10 °C nei dintorni diBarcellona a seguito di un accumulo di quasi 50 cm di neve nei giorni precedenti. Nel frattempo, nel corso della giornata si verificò un graduale aumento della nuvolosità sulle Alpi occidentali e sulla Riviera ligure di ponente, per l’avvicinarsi di un nuovo corpo nuvoloso sui cui effetti nei giorni successivi le previsioni erano discordanti: alcuni modelli prevedevano l’arrivo di un’altra massa d’aria fredda con nevicate in pianura su tutta la penisola, altri prevedevano la risalita di aria calda con un sensibile aumento delle temperature e precipitazioni nevose soltanto dalle quote collinari in su.

NEVICATA STORICA A MILANO DEL 1985

Il 13 gennaio l’attesa perturbazione giunse sull’Italia. Mentre la Sardegna era già uscita dalla morsa del gelo e nella vicina Corsica i venti di scirocco facevano salire le temperature fino ai 15 °C di Ajaccio e ai 10 °C di Bastia, a Bologna la minima era di -14 °C e a Milano di -12 °C. Ricominciò a nevicare su tutta la Toscana centro-settentrionale: a Firenze 8 cm di neve con la minima di -13,4 °C, a Pisa 5 cm di neve con la minima di -9 °C. Tuttavia, la precipitazione cominciò a rallentare d’intensità e, spostandosi verso la zona meridionale della regione e il Lazio, iniziava addirittura a cadere sotto forma di pioggia (in serata massima di 9 °C a Grosseto). Nel frattempo, le nevicate si spostavano sulla Liguria e su tutta la pianura padana, fino ad allora poco interessata.

14-17 gennaio: nevicate eccezionali sull’Italia settentrionale e piogge intense al centro-sud 

Sulle regioni centro-meridionali furono invece le abbondanti piogge, anche a carattere temporalesco, a caratterizzare lo scenario meteorologico, monitorato continuamente dagli esperti per il rischio alluvioni, amplificato dallo scioglimento delle nevi precedentemente accumulate.Il 14, il 15, il 16 gennaio si scatenò sull’Italia settentrionale, per l’azione di un ciclone centrato sul mare della Corsica che fece strisciare aria calda africana sopra l’aria fredda presente al suolo, un’autentica bufera di neve, considerata dagli abitanti come la “nevicata del secolo”. Nei primi due giorni caddero 20 cm di neve a Genova, 30 cm a Verona e Venezia, 40 cm a Udine, Treviso e Padova, 55 cm Vicenza, 60 cm a Belluno, 62 cm aVarese e 65 cm a Como; la sera c’erano 70 cm a Milano e addirittura 130 cm a Trento, mentre l’alta Valtellina con Bormio (dove a fine mese si sarebbero svolti i mondiali di sci) non vedeva ancora un fiocco. Intanto era già iniziato il riscaldamento che aveva già portato piogge in Toscana e nel Veneto, ma la neve continuò a cadere in alcune zone anche il giorno successivo, portando l’accumulo totale a 100 cm a Milano, 110 cm a Como e a 150 cm a Trento.

NEVICATA STORICA A MILANO DEL 1985

L’eccezionalità del periodo di freddo   

L’eccezionalità del gennaio 1985 può essere evidenziata sia nei valori minimi di temperatura raggiunti che, per molte località, sono i primati storici, sia per le nevicate che hanno interessato zone dove tali eventi sono più unici che rari.

Per assistere alle nevicate in pianura sul versante occidentale, deve verificarsi una situazione eccezionale come quella del gennaio 1985, con l’aria calda proveniente da ovest o da sud che scorre sopra la preesistente aria gelida al suolo. In queste condizioni, le temperature si mantengono prossime allo zero sia al livello del mare dove tende a scendere l’aria gelida, che alle quote superiori dove l’aria calda fa risalire le temperature che altrimenti sarebbero di gran lunga inferiori. Questa situazione, grazie anche all’umidità del Mediterraneo, determina nevicate intense a tutte le quote, pianure comprese.

Ondata di Freddo del 1985 – Conseguenze e curiosità 

L’eccezionalità del fenomeno provocò caos e problemi in tutto il Nord Italia, impreparato ad una simile situazione (si pensi che la media delle precipitazioni nevose per l’intero inverno in Lombardia si assestava sui 15 cm di neve). Inoltre parte delle attrezzature antineve della metropoli lombarda erano state precedentemente inviate a Roma, ove la capitale era stata a sua volta bloccata, il 6 gennaio 1985, da una nevicata di dimensioni anomale per il luogo.

Milano restò bloccata per tre giorni, con le strade invase da bambini in slittino e buontemponi con gli sci.

NEVICATA STORICA A MILANO DEL 1985

Alcune strade furono nuovamente rese agibili al traffico dopo l’intervento dei carri armati della caserma Perucchetti, ubicata entro la città, per cercare di liberare le strade principali urbane schiacciando e spostando la neve, coadiuvati da 650 militari di leva del terzo battaglione trasmissioni Spluga, del reggimento artiglieria a cavallo la Voloire, terzo battaglione logistico di manovra bersaglieri della brigata Goito, tutti acquartierati in caserme entro la città o nei dintorni. Solamente le automobili con le catene montate sulle ruote erano in grado di circolare per le strade cittadine, la rampa di salita sul ponte della Ghisolfa venne bloccata per ore causa la sbandata di un autoarticolato scivolato sulla neve depositata sul manto stradale.

Per il carico eccessivo della neve crollò il tetto del velodromo Vigorelli e il nuovo palazzo dello sport, costruito nella zona di San Siro, venne completamente distrutto e mai più ricostruito. I tetti di molti altri edifici pubblici e privati crollarono a causa del peso della neve accumulata, mentre lungo le strade abbondavano i rami degli alberi che avevano ceduto per l’accumulo nevoso.

NEVICATA STORICA A MILANO DEL 1985

Le scuole restarono chiuse per una settimana.

L’amministrazione comunale milanese venne accusata di non aver provveduto a compilare in autunno la lista degli spalatori di neve occasionali da mobilitare per le emergenze neve, a questa accusa venne risposto che al solito appello annuale non vi era stata adeguata risposta di potenziali spalatori.

Gli accumuli della neve, raccolta entro il centro urbano da degli autocarri, vennero scaricati in campi periferici alla città, dove resistettero fino a fine primavera ,annerendosi sempre più col passare del tempo a causa dell’inquinamento cittadino.

L’evento è tutt’ora impresso nei ricordi di coloro che lo vissero anche perché, curiosamente, l’inverno successivo fu caratterizzato da scarsissime precipitazioni nevose, mentre addirittura negli anni successivi non se ne ebbero per lungo tempo. A0254

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Una risposta a “ONDATA DI FREDDO – Il grande gelo del 1985”

  1. A Pisa, alcune piante – tra quelle sopravvissute – nel mio giardino, portano ancora (2013) i segni delle conseguenze delle gelate del gennaio 1985. Le piante di mandarino e di arancio innestate, sono ricresciute dalla base sopravvissuta, ma sono tornati a crescere i rami spinosi originali e producono le immangiabili arance amare di piccola taglia (possono essere utilizzate soltanto per confetture – marmellate).

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