Trenino Lima
Trenino Lima
Lima S.p.A. (Modelli Lima), ditta di Vicenza che dalla metà degli anni 1950 fino al 2004 realizzò modellismo ferroviario.
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Era una marca popolare ed economica, rispetto al mercato dell’epoca, che riproduceva modelli principalmente in scala H0 (1:87), ma anche in scala N (1:160) e 0 (1:45). Esportava in quasi tutta Europa, Stati Uniti e Sud America, Australia e Sudafrica. Per il mercato del Regno Unito produceva rotabili in scala 00 (1:76,2).
Negli anni ’80, in seguito alla contrazione del mercato del treno giocattolo, settore in cui Lima era fra i leader mondiali, la ditta si trovò in gravi difficoltà, e cominciò a puntare su una produzione modellistica. Ma, ciò nonostante, la ditta non riuscì a uscire dalla crisi e così nel 1992, ormai in amministrazione controllata, fu acquisita dalla Rivarossi di Como che successivamente acquisì anche Arnold e Jouef. Ma anche questi accorpamenti non furono sufficienti a evitare il collasso e nel 2003 cessò la produzione.
La Storia della Lima
La Lima, Lavorazione Italiana Metalli e Affini venne fondata a Vicenza nel 1946, come ditta specializzata per la riparazione e la realizzazione delle parti in alluminio delle carrozze FS danneggiate durante la guerra appena terminata. Ma ben presto le Ferrovie organizzarono arsenali per realizzare internamente queste riparazioni e la Lima si riconvertì alla produzione di giocattoli in metallo: carrozzine per bambini, passeggini mignon per le bambole, pentole, pignatte, motoscafi, e naturalmente automobiline.
Nel 1954 Ottorino Bisazza (scomparso nel 1987), «l’uomo che inventò il trenino Lima», allora dirigente dalla Marzotto, acquistò questa piccola fabbrica di proprietà di un parente del conte Marzotto.
Il modellismo ferroviario dell’epoca era trainato, in Italia, dalla comasca Rivarossi, concorrente di colossi stranieri di nome Märklin e Fleischmann: produzioni sofisticate per un pubblico rigorosamente adulto con prezzi elevati. «L’intuizione di Bisazza», spiega l’allora direttore vendite Silvio Conti, «fu che, se il mercato andava paragonato a una piramide, questi marchi ne occupavano solo il vertice. Restava da conquistare tutta la base, cioè la parte più grossa, popolata dai bambini e dalle loro famiglie».
Dal metallo alla plastica
La gestione Bisazza portò alcune innovazioni, fra cui l’utilizzo delle materie plastiche, invece del metallo. Ricorda Dante Mainardi, disegnatore assunto per progettare i nuovi treni elettrici: «Due furono le mosse vincenti, la prima consisté nello scegliere la plastica che, rispetto al metallo, permetteva di abbassare i prezzi.
La seconda fu non competere con i produttori di modelli sul piano delle finiture, che alzavano solo il prezzo. Era meglio abbozzare alla buona il locomotore, e concentrarsi sull’impatto dei convogli, che dovevano essere colorati e attraenti, senza tanto preoccuparsi di risultare verosimili.
Per fare un esempio, invece che incidere tutti quei codici che compaiono alla base dei vagoni, mi bastava scrivere il numero di telefono della mia fidanzata».
La strada si rivelò quanto mai giusta. Nel giro di pochi anni i dipendenti diventarono oltre cinquecento, occupati a sfornare, negli anni d’oro, tremila locomotori, dodicimila vagoni e trentamila rotaie da spedire ogni giorno in qualsiasi angolo del mondo.
Finché il lavoro manuale trova ragione di essere in una grande industria dell’Occidente, gli sfavillanti Orient Express, le poderose locomotive Krauss-Maffei, e i superveloci TGV francesi marchiati Lima resistono perfino alla concorrenza micidiale delle piste per automobiline Policar, che impazzano durante tutti gli anni Settanta. Poi, con il decennio successivo, si profilano all’orizzonte i Game-Boy, i Commodore 64 e le videosimulazioni che negli ipermercati del Natale globalizzato non danno più scampo al motore G a 12 volts in corrente continua su cui si sono basate le tappe di una folgorante espansione.
Negli anni ’80, col crollo del mercato del treno giocattolo, la ditta si spostò sul modellismo, dove ottenne ottimi riconoscimanti anche dalla stampa straniera.
L’ Ultima fase
Nel 1992 dopo alcune vicissitudini è acquisita dalla Rivarossi. Prosegue la produzione modellistica, senza rinunciare alle confezioni di trenini elettrici giocattolo per il periodo natalizio. Per tutti gli anni ’90 la produzione Lima e quella Rivarossi si affiancano, ma le due ditte, anche se ora di un’unica proprietà, non riescono a integrasi efficacemente mantenendo ognuna una propria autonomia sia come immagine che come produzione, ottima cosa per gli appassionati ma poco efficace dal punto di vista industriale.
Nel 1995 la Rivarossi acquisisce anche la tedesca Arnold, leader mondiale della scala N e l’anno successivo la francese Jouef, diventando così un gruppo industriale di notevole rilevanza nel settore, controllando cinque marchi prestigiosi: Rivarossi, Lima, Pocher, Arnold e Jouef. Ma le cifre necessarie per le acquisizioni e il mercato sempre più ristretto non premettono il decollo del nuovo Gruppo Rivarossi.
Nel 2000 nuove difficoltà economiche e nuovo assetto societario, con una operazione finanziaria viene creata la Lima SpA con sede a Brescia e Rivarossi diventa ora una divisione della ditta che otto anni prima aveva acquisito. Vengono chiusi gli stabilimenti di Como (Rivarossi e Pocher), Champagnole (Jouef) e Muhlhausen (Arnold) e tutta la produzione viene spostata nello stabilimento Lima a Isola Vicentina.
Ma nel 2004, dopo ulteriori traversie gestionali e finanziarie, viene chiuso anche lo stabilimento di Isola Vicentina, il gruppo cessa le attività e nel 2004 viene acquisito per 8.000.000 di euro dall’inglese Hornby (altra storica marca del settore), che ha ripreso la produzione coi marchi Rivarossi e Lima ma in Cina. Il comunicato di Hornby relativo all’acquisizione del Gruppo Lima (e con essa degli assets di Rivarossi, Jouef, Arnold, Pocher), è del 16 dicembre 2004. A0973
Ad oggi i trenini Lima sono oggetto di collezionismo mirato e di culto, in tutti questi anni la Lima è passata dagli economici ed approssimativi giocattoli degli anni 60-70 ai modelli superdettagliati del tutto simili ai Rivarossi degli anni 80-90. Al 2010, secondo il sito ufficiale della Hornby, la Lima viene considerata marchio giocattolo mentre le altre marche fermodellistiche del gruppo come modellismo.
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