Tributo per ALIGHIERO NOSCHESE- (1932/1979)

lighiero Noschese (Napoli, 25 novembre 1932 – Roma, 3 dicembre 1979) è stato un imitatore, showman, comico e attore italiano, considerato il più fecondo e popolare imitatore della storia della televisione italiana.

 Dai primi anni cinquanta ai sessanta era già presente in commedie e fantasie radiofoniche, all’interno della Compagnia di Prosa di Roma della Rai, alternando l’attività specifica di attore a quella di imitatore. Garinei e Giovannini gli affidarono la trasmissione radiofonica “Caccia al tesoro” e, a partire dal 1953, salì sui palcoscenici di mezza Italia con la compagnia Billi e Riva, lavorando con Diana Dei, attrice e compagna di vita di Mario Riva. Negli anni successivi reciterà in teatro nella compagnia degli attori Tino Scotti e Nuto Navarrini, alternando successi teatrali a quelli radiofonici.

Figurò nel cast del primo sceneggiato televisivo trasmesso nel 1954, Il dottor Antonio, e comparve successivamente come ospite in diverse trasmissioni. A metà degli anni sessanta fu protagonista in teatro di due spettacoli di successo: Scanzonatissimo di Dino Verde e La voce dei padroni di Castaldo e Faele con la regia di Garinei e Giovannini.

In questi due spettacoli sperimentò per la prima volta l’imitazione di personaggi politici ma, paradossalmente, sembrò non destare irritazione o malcontento tra i politici imitati. Anzi, questi sembravano rallegrarsi per l’effetto di maggior visibilità che si andava creando loro grazie a Noschese. Il 31 dicembre 1968 presentò il programma di fine anno Ciao, ’68!.

La consacrazione a personaggio di primo piano dello spettacolo avvenne tuttavia nel 1969, grazie alla partecipazione al varietà televisivo del sabato sera Doppia coppia: in quella occasione Alighiero Noschese riuscì a ottenere l’autorizzazione a imitare in televisione i personaggi politici, cosa fino ad allora proibita. Determinante sembra sia stato il consenso del futuro Presidente della Repubblica Giovanni Leone, che tra l’altro era stato suo docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, e che incoraggiò Noschese a proseguire in questo senso.

Da quel momento, a detta dello stesso Noschese, pare che molti personaggi del campo dello spettacolo e della politica gli abbiano espressamente chiesto di essere imitati, sia per acquisire maggior visibilità sia per non essere considerati come personaggi di secondo piano: paradossalmente essere imitati da Noschese diventava sinonimo di massima notorietà. La brillante carriera di Noschese proseguì con una edizione di Canzonissima (1971, presentata da Corrado Mantoni e Raffaella Carrà) come ospite fisso, e successivamente lavorando con Loretta Goggi in Formula due (1973).

Restano memorabili tra le tante le sue caratterizzazioni del telegiornalista Rai Mario Pastore, che di fronte a una telefonata dalla regia di smentita di una notizia faceva la faccia smarrita e con gli occhi spiritati diceva “Mi dicono che non è vero“, del giornalista Rai Jader Jacobelli che giustificava la messa in onda delle tribune elettorali con il bisogno di “di…sputare” sui problemi del nostro Paese, dell’annunciatrice Mariolina Cannuli, di cui enfatizzava l’atteggiamento sensuale, e del politico Amintore Fanfani, di cui sottolineava la toscanità.

Noschese si è poi anche “occupato” dei giornalisti Paolo Cavallina, Ruggero Orlando (il cui gesticolare veniva esagerato tanto da fargli dire “Da Nuova York, si dimena Ruggero Orlando“), Tito Stagno, Ugo Zatterin (moderatore di tribune elettorali, di cui Noschese “caricava” l’accento veneto), di Mike Bongiorno, Gianni Morandi, Alberto Sordi, dei politici Ugo La Malfa, Giovanni Leone, Marco Pannella, Luigi Preti e di molti altri. 

Sposato dal 1963 con Edda De Bellis, un’ex impiegata del teatro Parioli, aveva avuto da lei due figli: Antonello, il primogenito, e Chiara, attrice teatrale e cinematografica, cantante e doppiatrice. La moglie, a cui era molto affezionato, decise però nel 1974 di lasciarlo. Il divorzio e il conseguente allontanamento dalla sua amata famiglia fu per Noschese un brutto colpo, che contribuì a farlo sprofondare nella depressione.

L’ultimo programma televisivo a cui partecipò, Ma che sera, condotto da Raffaella Carrà nel 1978, avrebbe dovuto segnare il suo rientro dopo quattro anni di silenzio e il suo ritorno alla satira politica, ma andò in onda proprio durante i giorni del rapimento di Aldo Moro. Il caso volle che Noschese avesse già registrato nel dicembre del 1977 delle divertenti gag, imitando tra l’altro lo stesso Moro (oltre a numerosi altri uomini politici):

quel materiale, per ovvi motivi, non poté andare in onda, con il Paese non certo nello “spirito giusto” per ridere della politica in quelle settimane così tormentate. Il declino di Alighiero Noschese, umano e ora anche professionale, si fece ancora più acuto, tanto che il 12 novembre 1979 egli decise di sospendere le prove del suo spettacolo teatrale con Maria Rosaria Omaggio, dal titolo L’inferno può attendere, e si fece ricoverare per curare la depressione.

La morte

La mattina del 3 dicembre 1979, a 47 anni, Noschese si tolse la vita sparandosi un colpo di pistola alla tempia nella cappella del giardino della clinica romana Villa Stuart, dove era ricoverato. 

Il suicidio destò scalpore e dubbi: risultava strano, infatti, che un malato di depressione – per giunta ricoverato – avesse con sé una Smith & Wesson calibro .38. Secondo una versione, Noschese, per uno scherzo, avrebbe simulato al telefono la voce del neurologo che lo aveva in cura, chiamando l’internista, per chiedergli i risultati degli esami clinici e così avrebbe appreso dal sanitario di essere affetto da un cancro inguaribile che lo destinava a vicina agonia.

Tributo ALIGHIERO NOSCHESE (1932/1979) con curiosità, carriera, MORTE con VIDEO e tante FOTO fin da giovanissimo

Sarebbe quindi uscito dalla clinica per andare a casa a prendere la pistola: tornato in clinica si sarebbe ucciso davanti alla grotta-cappella con la statuetta della Madonna di Lourdes.

Gli furono celebrati due funerali: il 5 dicembre presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie al Trionfale a Roma e il giorno dopo presso la basilica del Carmine a piazza Mercato a Napoli. La salma fu poi tumulata nel cimitero di San Giorgio a Cremano, come aveva chiesto.

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