Necchi
Necchi – Storia dell’azienda
Dal 1835 la famiglia Necchi aveva a Pavia un’industria nel settore siderurgico che si specializzò nella produzione di radiatori.
Nel 1903 la Società in Accomandita Ambrogio Necchi costruisce una nuova fonderia. Divenuta in seguito Necchi e Campiglio viene a coprire un’area di 80.000 m² e un organico di 1.000 operai, finché si decide di trasferire la fonderia, la più importante della città, da Corso Cairoli 3 in una nuova sede collocata nell’area tra il Navigliaccio e lo scalo-merci. Successivamente, negli anni ’60 assorbì anche il risificio Noè-Traverso e l’Oleificio della Gaslini-Rizzi: nacque una nuova rilevante realtà industriale, la “Necchi e Campiglio”, che contava più di mille operai. Entrata in crisi negli anni ’70 arrivò al fallimento negli anni ’90.
Il Settore meccanico – La nascita della prima macchina per cucire italiana
Vittorio Necchi decise di staccarsi dall’azienda di famiglia, per entrare nel settore meccanico e costituire la maggiore fabbrica italiana di macchine per cucire. Un’idea pazzesca, che significava mettersi in competizione con macchine di rinomati marchi tedeschi, americani e russi. Vittorio Necchi aprí cosí un piccolo stabilimento alla Torrettina, sulla via Vigentina con una quarantina di operai, dove prendendo spunto dalle macchine della concorrenza creò il modello “BD”. I primi esemplari erano azionati a mano: attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell’ago, della spoletta e l’avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si controllava la sua posizione e l’indirizzamento. Quando nel ’27 nasce, appunto, la “BD” (Bobina Domestica), è salutata come una rivoluzione nel settore.
Le innovazioni caratterizzano la produzione degli anni ’30: la BDA (Bobina Domestica Articolata) aumenta la velocità dei punti aprendo opportunità in nuovi mercati esteri. L’inedita possibilità di cucire a zig-zag è offerta dalla serie BDU. L’applicazione in serie di motore elettrico libera dal pedale, la luce incorporata illumina il piano di lavoro. Contemporaneamente, sollecitata dalla richiesta di una produttività sempre più spinta, cresce la domanda di macchine industriali. Il primo settore ad industrializzarsi è l’abbigliamento: trova immediatamente in Necchi un supporto tecnologico per uscire dalle dimensioni artigianali.
L’azienda raggiunse molto presto una posizione preminente del panorama industriale italiano del settore. Lo sviluppo continuò dopo la seconda guerra mondiale, facendo della Necchi una delle aziende capace di competere sui mercati internazionali disponendo di una attrezzatura molto moderna e di una rete di distribuzione estesa in tutto il mondo.
Necchi vinse nel 1954 e nel 1957 l’ambito premio il Compasso d’oro riconoscimento che viene assegnato dall’Associazione Disegno Industriale con l’obiettivo di premiare e mettere in valore la qualità del design italiano. I modelli premiati furono la BU Supernova e la Mirella due macchine per cucire di design e tecnologicamente all’avanguardia. A0564
Il settore di mercato (quello delle macchine da cucire prevalentemente per uso domesico) è andato in crisi e gli stabilimenti di Pavia sono stati chiusi e le aree abbandonate.
Di seguito alcune altre belle immagini di Macchine per cucire Necchi
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I don’t speak your language, sorry. Hopefully you can tell me if any of these machines are for sale? I like THREE of them and would have to choose.
Thanks,
Christine Stephens