Misteri d’Italia: IL CASO LAVORINI – (31/01/1969)

Lavorini

Ermanno Lavorini

Ermanno Lavorini (Viareggio, 23 marzo 1956 – Viareggio, 31 gennaio 1969) fu la giovanissima vittima (aveva appena dodici anni) di uno degli omicidi che destarono il massimo scalpore nella storia d’Italia del dopoguerra, ad un livello paragonabile a quello del “caso Wilma Montesi”.

La storia in un 45 giri – Clicca sopra per sentire

Rilevanza del caso di Ermanno Lavorini

La sparizione del piccolo Ermanno prima, le lunghe ricerche del suo cadavere e il ritrovamento del suo corpo senza vita poi, fecero discutere per molti mesi i mezzi d’informazione italiani, destando orrore, scandalo e polemiche. Come emerse solo dopo molti mesi, si trattò di un delitto del quale fu fatto un largo uso strumentale, sulla scia di quanto era accaduto con il caso dei Balletti verdi e con quello di Aldo Braibanti.

Lo scandalo Lavorini fu inoltre il primo grande scandalo italiano del secondo dopoguerra, nel quale tra le ipotesi di reato emerse con forza l’ipotesi di pedofilia e furono attribuite gravi responsabilità agli omosessuali, poi rivelatesi entrambe senza fondamento.

La Cronaca 

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Il 31 gennaio 1969 scompare a Viareggio il dodicenne Ermanno Lavorini. La famiglia, di condizione modesta, riceve una richiesta telefonica di un riscatto lo stesso giorno della scomparsa del ragazzo. Si tratta del primo caso di rapimento di minore avvenuto nell’Italia repubblicana. Per tre mesi le forze dell’ordine brancolano nel buio.

Nel mistero, la stampa italiana monta il caso, intorbidando le acque ed offrendo ampio spazio ad “esperti” in rapimenti, radioestesisti, agopunturisti e sensitivi. Addirittura il cantautore Franco Trincale incide su cinque 45 giri una ballata dai toni cupi, Il ragazzo scomparso a Viareggio, in cui invita i rapitori a ridare alla mamma l’adolescente.

Infine il 9 marzo 1969 un cane scopre il cadavere di Ermanno Lavorini sepolto nella sabbia della pineta di Marina di Vecchiano, luogo di battuage frequentato da omosessuali. Le indagini assumono nuovo vigore ed è ventilata con forza l’ipotesi di delitto a sfondo (omo)sessuale.

Il depistaggio e le accuse infondate  

Il 19 aprile alcuni ragazzi del posto di tendenze politiche di estrema destra, arrestati nel corso delle indagini (il sedicenne Marco Baldisseri, tesoriere del Fronte Monarchico Giovanile di Viareggio, Rodolfo Della Latta detto “Foffo”, attivista MSI, e il ventenne Pietro Vangioni, segretario del Fronte monarchico viareggino), accusano di omicidio un quarantenne possidente locale, Adolfo Meciani.

Adolfo Meciani  

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Secondo Marco Baldisseri, Meciani aveva ucciso Lavorini con un pugno, perché aveva resistito alle sue avances sessuali.

La dichiarazione, dimostratasi poi falsa, distrusse Meciani, commerciante viareggino, che fu anche oggetto di due tentativi di linciaggio pubblico. I giornali dell’epoca indagarono nella vita privata dell’uomo e scoprirono che, pur essendo sposato e padre di famiglia, era segretamente omosessuale, frequentava la pineta, intratteneva relazioni sessuali con giovani prostituti, dai quali in passato era anche stato ricattato.

La stampa gli attribuì le peggiori nefandezze, e ricostruì così la dinamica del delitto:

  « fatto bere uno sciroppo drogato, poi lo aveva spogliato. Il ragazzo era stato preso dalle convulsioni e Adolfo Meciani gli aveva praticato un’iniezione per endovena. Così Ermanno era morto per collasso. »
 
(La Domenica del Corriere, 13 maggio 1969.)

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“L’Espresso”, il 4 maggio 1969, si univa al nutrito coro di accusatori del Meciani, dipinto come una “figura ambigua”, un “bruto” e come il “mostro sospettato, intuito, immaginato fin dal’inizio”.

Meciani, vista distrutta per sempre la sua reputazione, si suiciderà (impiccandosi con il suo lenzuolo) in carcere per l’accusa infamante, il 24 maggio, senza aspettare che l’accusa cadesse da sola.

Giuseppe Zacconi 

Un secondo “mostro” costruito dai mass media e “sbattuto in prima pagina” senza la minima prova fu Giuseppe Zacconi (figlio dell’attore Ermete Zacconi), personaggio viareggino fino a quel momento assai rispettato.

Zacconi dovette addirittura arrivare al punto di rivelare pubblicamente di soffrire d’impotenza genetica prima che cessasse il linciaggio mediatico ai suoi danni. Quando nel 1970 morì d’infarto, non mancò chi parlò di “crepacuore” per l’esperienza subita.

Altre accuse 

I giovani di estrema destra coinvolgono nelle loro accuse anche il sindaco di Viareggio e il presidente dell’Azienda di turismo, entrambi socialisti. Entrambi sono costretti a dare le dimissioni, travolti dalla marea di accuse.

Il Processo 

Col passare del tempo le contraddizioni fra le confessioni dei tre inquisiti continuano ad accumularsi, fino a quando inizia ad emergere un quadro ben diverso dalla “pista” omosessuale da loro delineata. A poco a poco emerge che Lavorini era stato vittima – sia pure non premeditata – di un maldestro sequestro di persona compiuto dai tre allo scopo di raccogliere fondi per la loro attività politica. Si era ai primissimi passi della strategia della tensione.

Di fronte alle accuse, i giovani cambiarono la loro versione dei fatti, affermando che Lavorini sarebbe stato ucciso accidentalmente durante una banale lite fra loro per la spartizione di bossoli di pistola “casualmente” trovati sulla spiaggia. Secondo la nuova versione dei colpevoli, la richiesta di riscatto sarebbe maturata solo per coprire con un depistaggio l’esecutore materiale dell’omicidio, Marco Baldisseri.

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Il processo di primo grado, fra “depistaggi”, tentativi di insabbiamento e ostacoli vari, iniziò solo nel gennaio del 1975. Il 6 marzo si concluse con una condanna: Marco Baldisserri ebbe 15 anni di reclusione, Rodolfo della Latta 19 anni e quattro mesi (più tre anni di libertà vigilata per entrambi). Pietrino Vangioni fu assolto per insufficienza di prove. La Corte di Assise di Pisa accolse però la tesi del Pubblico Ministero, negando che il delitto avesse avuto un movente politico ed affermando che era “maturato in un ambiente di omosessuali”.

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Diversa fu la sentenza della Corte di Cassazione, che arrivò il 13 maggio 1977, comminando 11 anni di carcere a Della Latta, 9 a Vangioni e 8 anni e 6 mesi a Baldisseri, per omicidio preterintenzionale e sequestro di persona al fine di raccogliere fondi per la loro associazione.

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Omosessualità e scandalo Lavorini  

Come nello scandalo dei balletti verdi, anche nello scandalo Lavorini l’omosessualità, e presunti atti sessuali tra minorenni e adulti, sono al centro dell’indagine e rimarranno, nella memoria storica, strettamente legati al caso, anche se la giustizia escluderà infine ogni addebito nei confronti degli omosessuali inquisiti.

Tutta la stampa insomma puntò il dito contro gli omosessuali, ed ancora oggi, ogniqualvolta lo scandalo Lavorini fa capolino, rispunta l’antico capro espiatorio. A1585 

Testo tratto e modificato: http://it.wikipedia.org/wiki/Ermanno_Lavorini

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