Misteri D’Italia: Dramma ALFREDINO RAMPI – (10/06/1981)

Alfredino Rampi

ALFREDINO RAMPI

26 Gennaio 2019 – Non ce l’ha fatta neppure il piccolo Julen: i soccorritori l’ hanno raggiunto all’1.25 di stanotte dopo 13 giorni di scavi senza sosta nel pozzo dove è caduto il 13 gennaio a Totalan, una località vicino a Malaga, ma il bimbo era senza vita. A darne l’annuncio un tweet della Guardia Civil. Il corpo senza vita di Julen è stato trovato a 71 metri di profondità ….. la storia si ripete !!!!!!!

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alfredino rampi
Il pozzo dove è caduto Julien e i soccorsi

Dramma Alfredo Rampi 

Alfredo Rampi, detto Alfredino per la sua giovane età (Roma, 11 aprile 1975 – Vermicino, 13 giugno 1981), è stato il protagonista di un tragico fatto di cronaca dei primi anni ottanta: mercoledì 10 giugno 1981, alle 19, cadde in un pozzo artesiano largo 28 cm e profondo 80 metri in via Sant’Ireneo, località Selvotta, una piccola frazione di campagna vicino a Frascati, situata lungo la via di Vermicino, che collega Roma sud a Frascati nord.

I Soccorsi

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I soccorritori cercarono con grandi sforzi di salvarlo: si pensò che Alfredino Rampi fosse bloccato a 36 metri di profondità, ma la creazione di un tunnel parallelo non si rivelò risolutiva, in quanto il bambino sprofondò giù per altri 30 metri. Il dramma fu seguito tramite una diretta televisiva non stop lunga 18 ore a reti RAI unificate. L’Italia intera rimase in ansia a seguire l’evolversi della situazione: si stimò che in media 21 milioni di persone avessero seguito alla televisione la straziante vicenda.

Sul luogo si portò anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Un coraggioso volontario, Angelo Licheri (di professione tipografo), si fece calare nel pozzo, perché piccolo di statura e molto magro. Riuscì ad avvicinarsi al bambino, tentò di allacciargli l’imbragatura per tirarlo fuori dal pozzo, ma per ben tre volte l’imbragatura si aprì; tentò quindi di prenderlo per le braccia, ma purtroppo il bambino scivolò ancora più in profondità. In tutto, Licheri rimase a testa in giù 45 minuti.

ALFREDINO RAMPI il tunnel

La Morte di Alfredino Rampi

Man mano che passavano le ore la voce del bambino, raggiunto da un microfono, giungeva sempre più flebile. Il bambino, probabilmente ferito dalle cadute, morì verso le ore 6:30 del 13 giugno dopo che un altro volontario, Donato Caruso, provò come Licheri ad imbragare il bambino e fu in quel momento che quest’ultimo si accorse che Alfredino era ormai spirato. Il corpo fu recuperato l’11 luglio, ben 31 giorni dopo la sua morte.

In seguito la madre, Franca Rampi, fondò il “Centro Rampi” che si occupa di Protezione Civile e minori.

Alfredino Rampi soccorritore

Risonanza mediatica

Questo evento ebbe una notevole risonanza mediatica.

Si è trattato del primo caso che, trasmesso a lungo in televisione, ha fatto rimanere milioni di persone in ansia davanti al televisore per seguirne lo svolgimento. Le tecnologie per le dirette da luoghi esterni non erano sufficientemente sviluppate da permettere agevolmente lunghe dirette e gli eventi di cronaca erano mandati in onda in differita e in sintesi. Inoltre i giornalisti dell’epoca, per pudore o per motivi etici, erano contrari a trasmettere tragedie così dolorose e tragiche, per rispetto sia delle vittime che degli spettatori. In questo caso le immagini in diretta furono inizialmente trasmesse perché si riteneva che si trattasse di un incidente che si sarebbe risolto positivamente in poco tempo.

Col passare del tempo la situazione si era lentamente aggravata, ma era troppo tardi per interrompere le trasmissioni.

Alfredino-il-dolore-in-diretta

Se oggi appare ovvio che i giornalisti si intromettano in eventi dolorosi di questo tipo, in precedenza la questione costituiva un grave problema morale ed un famoso film americano, L’asso nella manica di Billy Wilder del 1951, aveva trattato questo argomento. Una sentenza del Tribunale civile ha vietato che uscissero dagli archivi della Rai le sequenze in cui Alfredino Rampi «piange o singhiozza», «chiama la mamma o i soccorritori» e quelle in cui «i genitori e altri soccorritori cercano di tranquillizzarlo». In seguito a ciò, la direttrice delle teche Rai Barbara Scaramucci ha dovuto inviare una nota di servizio per ricordare ai giornalisti il divieto tassativo di mandare in tv la diretta della tragedia di Vermicino.

Alfredino rampi i soccorsi

Il Dubbio sulla dolosità

Alfredo e la sua morte sono anche uno dei vari misteri italiani.

Attraverso le fotografie del corpo congelato, al momento della dichiarazione di morte, si notò una imbragatura che lo avvolgeva, durante l’interrogatorio di Angelo Licheri il volontario disse che era stato lui a metterla quando si era calato per il tentativo di salvataggio. Questa tesi fu contestata dai pompieri che sostennero che simile imbragatura non poteva essere assolutamente messa dentro un pozzo artesiano.

Venne ascoltato il responsabile del CAI (A.B.), che riconobbe l’imbracatura appartenente al gruppo di speleologi e dichiarò assieme a tutti gli altri soccorritori che era la stessa usata nel tentativo di salvataggio di Alfredino.

Durante le indagini vennero interpellati i costruttori di quel pozzo, i quali affermarono che data la complessità della sua apertura era impossibile che un bambino ci fosse caduto accidentalmente. Si crearono però discrepanze riguardo a quello che doveva essere il diametro del pozzo alla sua imboccatura, poiché i primi volontari vi si erano calati senza troppa difficoltà.

alredino_rampi_soccorsi

I costruttori poi cambiarono versione riguardo alla copertura del pozzo, cosí che non si poté risalire a responsabilità riguardo a chi potesse averlo lasciato aperto. Ad aumentare il mistero furono le stesse parole del piccolo Alfredo pronunciate in quelle ore di agonia: non aveva la benché minima idea di dove si trovasse e nemmeno come ci fosse capitato. La poca luciditá data dalla mancanza di ossigeno e dalla permanenza prolungata nel pozzo potrebbero spiegare questa incongruenza. Il magistrato era certo che Alfredo fosse stato calato nel pozzo dopo essere stato addormentato, e che quindi non vi fosse caduto, ma le indagini furono archiviate per l’impossibilità di giungere alla verità. A0384

Il volontario del soccorso alpino Tullio Bernabei continuerà a sostenere la sua verità, che è quella degli speleologi del CAI, che è quella di Licheri, che è quella della stessa famiglia Rampi: “L’imbracatura trovata sul corpo del bambino era il frutto dei nostri tentativi di salvataggio, in particolare quello di Licheri. Purtroppo quella di Vermicino è una storia abbastanza semplice”.

Alfredino Rampi Pertini sul luogoTesto tratto e modificato:  http://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Rampi

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Una risposta a “Misteri D’Italia: Dramma ALFREDINO RAMPI – (10/06/1981)”

  1. a trivellare e recuperare il corpo furono i minatori della miniera di Gavorrano (Gr). Ancora oggi coloro che sono ancora in vita ritengono che avrebbero potuto salvarlo se chiamati subito

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