MASSACRO DEL CIRCEO – (29/30-09-1975)

Massacro del Circeo

La drammatica intervista del 1983 di Enzo Biagi – Clicca Sopra

Il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera avvenuto sul litorale pontino, nella zona del Circeo, tra il 29 ed il 30 settembre 1975.

Donatella Colasanti (1958-2005) di 17 anni e Rosaria Lopez (1956-1975) di 19 anni, due amiche residenti nella capitale, furono invitate ad una festa da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira a Villa Moresca, di proprietà della famiglia di quest’ultimo ed ubicata sul promontorio del Circeo, in zona Punta Rossa, nel comune di San Felice Circeo in via della Vasca Moresca a cento chilometri a sud di Roma e a 40 da Latina.

Massacro del Circeo

Il passato dei tre

Andrea Ghira, 22 anni, figlio del noto e stimato imprenditore edile ed ex campione olimpico Aldo Ghira, grande ammiratore del capo del Clan dei marsigliesi, Jacques Berenguer, nel 1973 fu condannato per una rapina a mano armata compiuta insieme a Angelo Izzo e per questo scontò venti mesi nel carcere di Rebibbia. Izzo, 20 anni, studente di medicina, nel 1974 insieme a un paio di amici aveva violentato due ragazzine ed era perciò stato condannato a soli due anni e mezzo di reclusione, che comunque non scontò nemmeno in parte, essendogli stata concessa la sospensione condizionale della pena.

Massacro del Circeo

Giovanni “Gianni” Guido, diciannovenne, studente di architettura, anch’egli proveniente da un ambiente agiato, era l’unico incensurato dei tre.

Rosaria Lopez (19 anni, barista) e Donatella Colasanti (17 anni, studentessa), residenti nel popolare quartiere romano della Montagnola, provenivano da famiglie modeste ed erano da tutti descritte come due ragazze assolutamente normali, tranquille e serene, appassionate di fotoromanzi all’epoca popolari tra le adolescenti. L’incontro con Guido ed Izzo avvenne pochi giorni prima tramite un amico dei due – risultato poi estraneo al massacro – incontrato all’uscita da un cinema, cui seguì l’invito a trascorrere un pomeriggio con amici (rivelatisi poi Izzo e Guido) al bar del famoso Fungo all’EUR. Qui i tre giovani erano stati accolti con simpatia dalla Colasanti e dalla Lopez, dato il loro habitus garbato ed il comportamento irreprensibile.

 Massacro del Circeo

In seguito a questo primo appuntamento, innocuo e gradevole, Izzo e Guido avevano proposto a Donatella, Rosaria e ad un’altra amica, che all’ultimo non si unì alla comitiva, di incontrarsi di lì a qualche giorno per “una festa a casa di un amico” a Lavinio, frazione di Anzio. Una volta giunte a destinazione intorno alle sei e venti di sera, i giovani iniziarono a chiacchierare ed ascoltare musica, poi, all’improvviso, tutto si trasformò in un incubo (QUI TUTTE LE FOTO). 

Tutte le FOTO del MASSACRO DEL CIRCEO dal forte impatto e senza censure – Qui ora 

Per più di un giorno ed una notte le due ragazze furono violentate, seviziate e massacrate. I tre esternarono un odio sia misogino che di censo, con tanto di recriminazioni ideologiche contro le donne ed il ceto meno abbiente, a due ragazze semplici, mai interessatesi di politica. Guido ritornava a Roma per non mancare la cena con i propri familiari per poi ripartire per il Circeo e riunirsi ai suoi amici aguzzini. Entrambe vennero drogate. Rosaria Lopez fu portata nel bagno di sopra della villa, picchiata e uccisa annegata nella vasca da bagno.

Dopo i tre tentarono di strangolare con una cintura la Colasanti e la colpirono selvaggiamente. In un momento di disattenzione dei due aguzzini, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto, ma fu scoperta e, colpita con una spranga di ferro e crollata a terra, si finse morta, ingannando gli aguzzini. 

Credendole entrambe morte i tre le rinchiusero nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca intestata al padre di Gianni Guido, Raffaele. La Colasanti riferì che, durante il viaggio di ritorno, i ragazzi ridevano allegramente ed ascoltavano musica, ripetendo “Zitti che a bordo ci sono due morte” e “Come dormono bene queste“. Dopo esser arrivati vicino a casa di Guido decisero di andare a cenare in un ristorante (e in quella sede vennero alle mani con un paio di giovani militanti comunisti incrociati per caso). Lasciarono la Fiat 127 con le due ragazze che credevano morte in via Pola, nel quartiere “Trieste”, probabilmente intenzionati a disfarsi dei cadaveri più tardi.

Donatella Colasanti, sopravvissuta per miracolo e in preda a choc, approfittò dell’assenza dei ragazzi per richiamare l’attenzione gridando e venendo udita da un metronotte, in servizio, alle ore 22:50.

Izzo oggi

A intercettarlo fu anche un fotoreporter, che pertanto riuscì a essere presente all’apertura del bagagliaio, alle ore 23:00, dando con le sue foto un volto alla morta e mostrando al pubblico l’aspetto straziato della Colasanti. Izzo e Guido furono arrestati entro poche ore (è nota una foto d’archivio in cui Izzo esibisce spavaldamente le manette ai polsi, sorridendo), mentre Ghira, grazie a una soffiata, non sarà mai catturato, anche se il mattino dopo i Carabinieri scoprirono la madre ed il fratello del giovane nei pressi dell’abitazione del Circeo, sospettando che Andrea li avesse avvertiti e avesse chiesto aiuto per far sparire eventuali tracce. Alcuni mesi dopo Ghira scrisse agli amici Izzo e Guido in carcere, assicurando loro che sarebbero usciti presto “per buona condotta” e minacciando di uccidere la Colasanti, perché non testimoniasse contro di loro. La Colasanti fu ricoverata in ospedale con ferite gravi e frattura del naso, guaribili in più di trenta giorni, e gravissimi danni psicologici da cui non si riprese mai completamente.

Massacro del Circeo Situazione giudiziaria – Qui ora

Massacro del Circeo

Il 29 luglio 1976 arrivò la sentenza in primo grado, ergastolo per Gianni Guido e Angelo Izzo, ergastolo in contumacia per Andrea Ghira. I giudici non concessero alcuna attenuante. Ghira fuggì in Spagna e si arruolò nel Tercio (Legione spagnola, da cui venne espulso per abuso di stupefacenti nel 1994) con il falso nome di Massimo Testa de Andres. Ghira sarebbe morto di overdose nel 1994 e sarebbe stato sepolto nel cimitero di Melilla, enclave spagnola in Africa, sotto falso nome.

Nel dicembre 2005 il suo cadavere fu ufficialmente identificato mediante esame del DNA. I familiari delle vittime hanno tuttavia contestato le conclusioni della perizia, sostenendo che le ossa sarebbero quelle di un parente di Ghira. Una foto scattata dai carabinieri a Roma nel 1995, che ritrae un uomo camminare in una zona periferica della città, fu analizzata al computer e sembrò corrispondere ad Andrea Ghira. Nel corso degli anni presunti suoi avvistamenti sono stati segnalati in Brasile, Kenya, Sudafrica e nel popolare quartiere romano di Tor Pignattara.

Massacro del Circeo

La sentenza viene modificata in appello il 28 ottobre 1980 per Gianni Guido. La condanna gli viene ridotta a trenta anni, dopo la dichiarazione di pentimento e la accettazione da parte della famiglia della ragazza uccisa di un risarcimento.

Gianni Guido riuscì in seguito ad evadere dal carcere di San Gimignano nel gennaio del 1981. Fuggì a Buenos Aires dove però venne riconosciuto ed arrestato, poco più di due anni dopo. In attesa dell’estradizione, nell’aprile del 1985 riuscì ancora a fuggire, ma nel giugno del 1994, fu di nuovo catturato a Panama, dove si era rifatto una vita come commerciante di autovetture, ed estradato in Italia.

Massacro del Circeo

Nel novembre del 2004, nonostante la condanna pendente, i giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo decisero di concedere a Izzo la semilibertà. Il criminale cominciò a beneficiarne a partire dal 27 dicembre e ne approfittò presto per fare nuove vittime, Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, un pentito della Sacra Corona Unita che Izzo conobbe in carcere a Campobasso. Il 28 aprile 2005 le due donne vennero legate e soffocate (è stato accertato, dopo vari esami autoptici, che la ragazza non ha subìto violenza sessuale) e infine sepolte nel cortile di una villetta a Mirabello Sannitico in provincia di Campobasso. Il 12 gennaio 2007 Izzo è stato condannato all’ergastolo per duplice omicidio premeditato, condanna confermata anche in appello.

Massacro del Circeo

L’11 aprile 2008 Gianni Guido, il terzo assassino, è stato affidato ai servizi sociali dopo 14 anni passati nel carcere di Rebibbia. Ha finito di scontare definitivamente la pena il 25 agosto 2009, fruendo di uno sconto di pena grazie all’indulto:

La morte della Colasanti

Donatella Colasanti è morta all’età di 47 anni, il 30 dicembre 2005 a Roma per un tumore al seno, ancora duramente sconvolta per la violenza subita 30 anni prima. Avrebbe voluto assistere al nuovo processo contro Izzo. Le sue ultime parole furono “Battiamoci per la verità“. A0315

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