La MODA negli anni ’80 – Storia, curiosità e tante FOTO

La moda negli anni 80

moda anni 80

Negli anni ottanta si assistette a una ridefinizione completamente nuova della professione dello stilista. Non bastava più essere un buon artigiano e creare capi di ottima fattura e qualità: seguendo l’esempio delle più sofisticate strategie pubblicitarie, occorreva dare un’immagine accattivante del proprio prodotto. Agli stilisti non restava altra scelta, anche perché il loro successo aveva creato veri e propri imperi finanziari, dove si produceva tutto ciò che stava attorno all’abito. Non solo gli accessori, ma l’arredamento stesso dell’abitazione.

La concorrenza, a causa della globalizzazione, era spietata ed ogni mossa affidata ad agenzie e curatori d’immagine doveva colpire il target designato. Con lo sviluppo di Internet ogni marchio si creò un suo sito, e non solo per attirare l’attenzione ma, per taluni prodotti più popolari come i jeans, per venderli direttamente. Si continuò tuttavia a far sfilare i propri modelli, tradotti poi nel prêt-à-porter. Con la comparsa del computer gli abiti vennero disegnati e colorati elettronicamente. Scomparve così definitivamente la professione della figurinista.

La moda degli anni 80 fu caratterizzata dal culto del successo e dell’efficienza. Il quadro venne tuttavia completato dalle tendenze eversive dei punk e degli altri gruppi della cultura urbana giovanile. Si sviluppò inoltre la corsa alla forma fisica, e anche per persone non più giovani si crearono indumenti casual presi dall’abbigliamento sportivo.

In questo periodo la moda diventò definitivamente internazionale. Ridotta l’importanza della haute couture francese, ogni nazione sviluppò uno stile differente; in Europa, in particolare, furono l’Italia, la Germania e l’Inghilterra, mentre emergevano gli Stati Uniti, con il loro stile classico contemporaneo, e soprattutto il Giappone. Poco apprezzati in patria, gli stilisti giapponesi emigrarono a Parigi, da cui lanciarono linee composite dal taglio impeccabile e dai materiali insoliti.

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Made in Italy

Il successo del Made in Italy in questo periodo derivò anche da abili strategie di marketing. Milano strappò la palma di capitale della moda a Firenze, Venezia e Roma. Diventarono famosi stilisti come Giorgio Armani, Ottavio Missoni, Gianfranco Ferré, Gianni Versace, Dolce & Gabbana, Miuccia Prada e Krizia. Il successo di D&G fu dovuto alla pop star Madonna, entusiasta degli abiti dall’erotismo chic e trasandato, con calze nere e biancheria intima da portare in vista.

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Moda negli anni 80 … ecco le spallette

L’ideale di bellezza femminile si ispirò alla donna sportiva e snella, muscolosa e ambiziosa, di successo sia nel privato che nel pubblico, grazie anche al fatto di essere sempre vestita adeguatamente. Proprio Madonna impersonò questo credo, secondo cui era possibile modellare il proprio corpo attraverso l’aerobica, il culturismo, le diete e le cure di bellezza. Le spalle dei vestiti femminili si allargarono e gonfiarono; onnipresente il binomio giacca-tailleur con valigetta porta documenti. Il modello della donna manager, non più femminile e fragile, ma dura e spietata sul lavoro.

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In contemporanea nacque negli Stati Uniti d’America il fenomeno Yuppie, acronimo vezzeggiativo di Young Urban Professional. Rampante e ambizioso, lo yuppie lavorava spesso in Borsa, aveva pochi scrupoli e voleva arricchirsi velocemente. Frequentava ambienti chic e ristoranti costosi, sniffava cocaina e vestiva italiano, in special modo Armani e Versace.

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Ecco i Paninari

In Italia fu il momento del movimento Paninaro termine con il quale si identifica un fenomeno di costume nato, appunto,  negli anni ottanta a Milano per poi diffondersi prima nell’area metropolitana milanese e poi in tutta Italia e nel Canton Ticino. Si caratterizzò per l’ossessione per l’abbigliamentogriffato e l’adesione a uno stile di vita fondato sul consumo che coinvolse ogni aspetto della vita quotidiana.

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Il fenomeno divenne presto noto in tutta Italia tanto da portare alla nascita di riviste, film e parodie televisive. Il paninaro coltivava una maniacale attenzione per il proprio stile, rigorosamente costoso e di marca. L’abbigliamento del paninaro prevedeva giacconi imbottiti (es. Ciesse Piumini, Moncler, Henry Lloyd), stivali da mandriano (es. Frye o Durango), le prime scarpe da barca Docksides by Sebago, & Sperry Topsiders, jeans (es. Armani, Levi’s, Uniform, Rifle in velluto

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millecoste, Avirex, Americanino, Stone Island), tra le felpe (American System, Best Company), maglioni (es. Marina Yachting), cinture di pelle (es. El Charro), camicie a quadri (es. Naj-Oleari), calzini decorati a rombi della Burlington per i ragazzi, colorati della Naj-Oleari per le ragazze, scarponcini (es. Timberland), Celini oppure scarpe sportive (Superga colorate, Vans rigorosamente senza stringhe e, più tardi, Nike, Converse e New Balance). A1131

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