EPIDEMIA DI COLERA A NAPOLI – (1973)

Epidemia di colera a Napoli

laboratorio_vibrione_del_colera_napoli_1973

Il colera è una malattia infettiva del tratto intestinale, caratterizzata dalla presenza di diarrea profusa, spesso complicata con acidosi, ipokaliemia e vomito. È causata da un batterio Gram-negativo a forma di virgola, il Vibrio cholerae, identificato per la prima volta nel 1854 dall’anatomista italiano Filippo Pacini e studiato dettagliatamente nel 1884 dal medico tedesco Robert Koch. Il nome deriva dal greco choléra (cholé= bile) e indicava la malattia che scaricava con violenza gli umori del corpo e lo stato d’animo conseguente: la collera.

La gente in coda per la vaccinazione –

Sebbene il colera sia endemico in molte regioni del mondo, molti aspetti dell’epidemiologia di questa malattia rimangono sconosciuti. Nonostante i numerosi studi su Vibrio cholerae, le modalità di diffusione, le caratteristiche dei cicli stagionali e le dinamiche di passaggio fasi endemiche, episodi epidemici e pandemie, non sono stati ancora del tutto chiariti. Di per sé, il colera è una malattia autolimitantesi. Il problema è il grave stato di disidratazione che essa può portare e che determina la morte nel 30-50% delle persone che non vengono trattate.

Epidemia di Colera a Napoli

napoli-colera
Epidemia di colera a Napoli – La protesta (Archivio Fotografico Carbone)

Il 1973 è un anno terribile per la città di Napoli, l’anno in cui la popolazione fu sconvolta da una tragica epidemia di colera ed infestatadalla paura. La città si ritrovò assolutamente impreparata all’emergenza e, tra estenuanti code per i vaccini e precauzioni varie – a trent’anni di distanza la puzza della creolina e dei disinfettanti brucia ancora nel naso e tra i ricordi di chi ha vissuto quel periodo – 911 furono i ricoveri, 127 i casi accertati, 10mila i portatori sani. Anche se, ad oggi, è ancora impossibile ricavare un numero certo dei decessi, le vittime ci furono così come il panico, l’isolamento, le discriminazioni, per non parlare della caccia al vibrione, che si trasformò in una vera e propria “caccia alle streghe”, scatenatasi tra le equipe mediche e i mass media.

Alfonso Zarone, medico legale incaricato dal tribunale di effettuare le analisi per rintracciare il vibrione responsabile dell’epidemia, dichiarò a tale proposito che “all’epoca si accettava una concentrazione di 4 colibatteri per grammo di cozza. Io dovetti constatare che nelle cozze napoletane i colibatteri per grammo di cozza erano 400mila. La cosa paradossale era che le cozze erano un concentrato di colibatteri, a causa dell’inquinamento del mare, da impedire di sopravvivere allo stesso vibrione del colera. Insomma, il colera c’era, ma il famigerato vibrione non fu mai trovato”.

Archivio Fotografico Carbone – Napoli

Fu, forse, proprio a causa di questa mancanza di informazioni che il dito di giornalisti, di certo poco imparziali e offuscati dai pregiudizi, iniziò a rivolgersi contro i cittadini di Napoli, definiti (ieri come oggi) sporchi, incivili, incapaci di mantenere pulita e vivibile la propria città.

La sporcizia e la spazzatura che – anche allora – rendevano Napoli una città sull’orlo del baratro, furono considerate le principali cause della diffusione del colera: insomma, oltre ad esserne le vittime, i napoletani diventarono la causa prima dello scoppio dell’epidemia, nonostante – come fu successivamente accertato – le condizioni igienico-sanitarie della città fossero soltanto in parte responsabili della diffusione e del contagio. Il golfo inquinato, le cozze infette, l’incuria diffusa in tutta la città furono i maggiori imputati all’epoca, tuttavia ilvibrione della malattia, lungi dall’essere nostrano, giunse davvero da molto lontano, in una partita di cozze, si, ma proveniente dalla Tunisia.

Oltre al danno la beffa, verrebbe da dire. Molta della disinformazione che, in quel periodo, fu operata dai giornalisti italiani ha contribuito, infatti, ad alimentare la nascita di stereotipi, oggi considerati aspetti caratterizzanti il popolo napoletano tutto. Non c’è da stupirsi se una delle canzoni da stadio anti-Napoli più popolari sia proprio “Napoli colera” che, pur riferendosi a quella che fu una vera e propria tragedia, dà l’occasione di denigrare l’intera città; o ancora se, nel lungo corso dell’attuale emergenza rifiuti, da più parti d’Italia, tra l’indifferenza e le invettive politiche, siano state rispolverate, trent’anni dopo, proprio le solite, vecchie storie sui napoletani “brutti, sporchi e cattivi”. A1105

napoli_1973_epidemia_colera_mezzi_al_lavoro
Operai all’opera per la disinfestazione – (Archivio Fotografico Carbone – Napoli)

colera-napoli-rai-3

Per gentile concessione di Sara Di Somma tratto da La Rosa Nera

Alcune Immagine gentilmente concesse da : Archivio Fotografico Carbone – Napoli

web
free counters

Chiunque vanti titoli sulle foto di questo articolo mi contatti subito per la loro immediata rimozione

Per contattare l’amministratore di questo sito invia una mail a: francoberte1963@virgilio.it

oppure mi invii un messaggio sulla pagina Facebook

Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.